Sanihelp.it – È tutta di origine mitteleuropea l’interessante disciplina, sorta quasi un secolo fa come ampliamento della medicina convenzionale, che va sotto il nome di antroposofia.
La Medicina Antroposofica nasce in Svizzera nel 1920 per opera del filosofo austriaco Rudolf Steiner e della dottoressa olandese Ita Wegman, e si diffonde dopo la fine della prima guerra mondiale nel resto d’Europa e del mondo. Secondo questa metodica, l’essere umano è costituito da quattro parti: una corporea, il corpo fisico, e tre di natura immateriale, il corpo eterico (le forze che danno forma alla vita), il corpo astrale (i sentimenti) e il corpo egotico (lo spirito). La malattia si manifesta quando l’armonia fra tali componenti si rompe.
La terapia antroposofica si avvale di farmaci e trattamenti che mirano al benessere sia della psiche che del corpo, e presta particolare attenzione a tutto ciò che possa assicurare al malato un benessere generale, come bagni, massaggi, diete e passeggiate.
L’antroposofo utilizza dunque strumenti e metodi già conosciuti e applicati nel mondo della medicina, ma li trasforma in qualcosa di nuovo: in musicoterapia, per esempio, si va oltre la semplice esecuzione o l’ascolto di brani musicali, cercando di valorizzare le intrinseche proprietà degli intervalli e delle singole note. Allo stesso modo la massoterapia tradizionale diventa massaggio ritmico e la balneoterapia si evolve in nuove applicazioni che sfruttano non solo le qualità delle sostanze medicamentose disperse nell’acqua, ma anche i movimenti che possono venire impressi all’acqua stessa.
Anche i farmaci utilizzati rappresentano un ampliamento e un rinnovamento delle usuali tecniche di preparazione farmaceutica. Per esempio, oltre alla classica tecnica omeopatica delle diluizioni, vengono usate tecniche speciali di dinamizzazione, usando piante e sali metallici.
Un pilastro fondamentale di questa medicina è l’euritmia curativa: si basa su esercizi fisici che cercano di attivare le forze interiori del malato portandolo in modo autonomo e spontaneo alla guarigione. Viene usata soprattutto per le malattie degli organi interni, dell’apparato locomotore, per i disturbi della vista, dell’udito e del linguaggio.
Strettamente connessa alla medicina antroposofica è la pedagogia curativa, in cui ci si accosta in modo nuovo ai problemi dei bambini bisognosi di cura dell’anima e dei portatori di handicap.
Nell’approccio antroposofico viene dato ampio spazio anche alla dimensione artistica dell’uomo, che viene sfruttata in senso terapeutico per risvegliare, assieme alla volontà di guarire, anche le forze creative finora rimaste nascoste.
Una delle figure più importanti di questa medicina è senza dubbio l’infermiere, che nella visione antroposofica, oltre alle tradizionali mansioni di assistenza del malato, ha anche il compito di accompagnare quest’ultimo con maggiore comprensione e forza interiore alle esperienze della malattia e della sofferenza.
La medicina antroposofica non è ancora molto diffusa in Italia. Il Centro del movimento si trova nella patria svizzera, presso il Goetheanum di Dornach, dove c’è la Sezione di Medicina della Libera Università di Scienza dello Spirito, che provvede alla formazione degli specialisti e coordina le attività di studio e di ricerca.
Nel 2002, la FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e Chirurghi e degli Odontoiatri), emanando le linee guida per le Medicine e pratiche Non Convenzionali, ha riconosciuto la Medicina Antroposofica come modello di cura dotato di un proprio sistema per diagnosi, prognosi, terapia e prevenzione.
I medici antroposofi sono riuniti nei singoli paesi in associazioni mediche, coordinate dalla Federazione Internazionale delle Associazioni Mediche Antroposofiche (IVAA), che cura i rapporti con gli organismi dell’Unione Europea, del Consiglio d’Europa e della Organizzazione Mondiale della Sanità.