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Trattare il trauma, il ruolo dell’EMDR

Salute mentale

Sanihelp.it – Riconoscere e trattare i traumi complessi necessita di un bagaglio di competenze specifiche. E’ proprio al fine di rafforzarle che si è tenuto di recente a Milano un seminario dal titolo »Trattamento del Trauma complesso con EMDR», organizzato da EMDR Italia, che ha visto la partecipazione di più di 2500 terapeuti italiani.


A guidare i lavori una delle figure di spicco a livello mondiale nel trattamento dei traumi complessi, lo psicoterapeuta statunitense Roger Solomon, direttore e docente senior dell'EMDR Institute e insegnante di terapia EMDR a livello internazionale. Consulente del Senato degli Stati Uniti, in Italia collabora con la Polizia di Stato, l' Università di Roma La Sapienza ed è professore a contratto presso l'Università Salesiana di Roma. Oltre alla sua specialità nel trauma e nel lutto, fornisce una formazione avanzata sull'utilizzo della terapia EMDR nel trattamento del disturbo da stress post-traumatico complesso e della dissociazione correlata al trauma, e nella psicologia dell'emergenza in senso generale.  Al dottor Salomon abbiamo rivolto alcune domande sul trauma e sul ruolo dell’EMDR nel trattarlo.

Perché il trauma viene considerato come evento di minaccia alla vita?
Il trauma per definizione è un evento che ha un impatto significativamente negativo sull’evoluzione di una persona e sulla sua capacità di funzionamento. Per questo è importante lavorare sul trauma, e risolvere i blocchi, per permettere al sistema di far ripartire la visione della vita in un modo nuovo.

Quale il legame tra il trauma complesso e i disturbi dissociativi?
 Il trauma complesso affonda le radici in un trauma infantile riattivato da eventi del presente che possono causare una »spaccatura», un’interruzione sulla trama evolutiva della personalità. La dissociazione avviene quando si verifica una suddivisione marcata nella personalità in parti, ove ciascuna parte pensa ed influenza gli adattamenti, con la propria prospettiva in prima persona

 E quale il legame tra trauma complesso e il sistema di attaccamento? 

La dissociazione è sempre legata ad una disorganizzazione del sistema di attaccamento. La dissociazione traumatica affonda le radici anche nel non avere sperimentato un legame sicuro e una protezione sufficienti a fronteggiare le emozioni provocate da eventi minacciosi. Sappiamo quanto i bambini dipendano dal sistema genitoriale per la sopravvivenza fisica ed emotiva: ci può essere un trauma di attaccamento in tutti i casi di trascuratezza, incuria, mancanza di supporto emotivo e conforto o quando la fonte del pericolo è anche la sorgente di sicurezza, nei casi di tradimento, e mancanza di sintonizzazione emotiva.

Prima di iniziare a lavorare sul trauma complesso e sulle memorie traumatiche immagazzinate in modo disfunzionale perché è così rilevante partire da un lavoro  di stabilizzazione? 


Quando si verifica un evento negativo, l’impatto su una persona può causare una sensazione di sopraffazione e si può arrivare a un evitamento fobico. Il terapeuta deve prestare attenzione a non rievocare troppo presto ciò che potrebbe essere troppo complesso da affrontare: è bene quindi partire da una stabilizzazione del sistema per aumentare nella persona la capacità di essere »presente», rafforzarne le risorse, calmarla. E’ fondamentale cioè fare »psicoeducazione» per allontanare sensazioni di colpa o vergogna. Così il clinico può trattare la dissociazione ed aiutare il paziente perché sia in grado di rielaborare il ricordo.

 Quali sono i segnali che fanno pensare a un disturbo dissociativo?
Si possono considerare segnali di allarme il fatto che il paziente sperimenti emozioni di irrealtà, si guardi allo specchio e veda un bambino, senta il proprio corpo come strano o riferisca di percepirsi come dentro un »sogno». Il trauma può essere avvenuto in tenera età: i ricordi rimangono bloccati al tempo del trauma, come bloccato al tempo del trauma è anche il senso del Sé. Può succedere così che la parte »bambina» prenda il sopravvento sulla parte adulta. Parliamo di dissociazione quando c’è un trauma grave e continuo che può portare ad una divisione della personalità dove ci sono  le varie parti che contribuiscono alla gestione funzionale della vita quotidiana (la parte che accudisce la famiglia, la parte professionale ecc ) e poi ci sono altre parti che sono bloccate al tempo del trauma e ci sono parti che si sentono come »separate» dalle altre.

Quali sono dunque i passaggi essenziali di questo complessissimo lavoro clinico che utilizza l’EMDR per elaborare i ricordi  traumatici e la reintegrazione della personalità nel contesto della relazione terapeutica? 

Le fasi fondamentali di lavoro sono tre. La prima è la fase di stabilizzazione che insegna alla persona  le capacità per calmarsi, imparando a riconoscere e gestire le parti di sé e facendo capire alla persona che l’evento negativo è avvenuto nel passato e non sta più succedendo nel presente. In questa fase le parti devono imparare a collaborare con la parte »adulta» dell’individuo.  La seconda fase è quella della elaborazione del ricordo doloroso. La terza fase è la reintegrazione della personalità per affrontare la vita in modo nuovo.

Il ruolo di grande efficacia dell’EMDR nella psicotraumatologia è confermato dalle evidenze scientifiche. Come si integra l’EMDR con gli altri metodi di psicoterapia?
Tutti gli inquadramenti psicoterapici riconoscono l’importanza che hanno i blocchi dei ricordi sull’evoluzione della personalità. Tanti sono i metodi che si possono utilizzare, ma certamente l’EMDR consente di esplorare luoghi ben oltre quello che le parole consentono di approfondire perché consente di aumentare risorse e resilienza e di gestire le emozioni disturbanti. Quello in cui eccelle l’EMDR, e questo è scientificamente dimostrato, è la capacità di rielaborazione dei ricordi, cambiando il modo in cui il ricordo è immagazzinato nel cervello.

L’EMDR nei primi anni dalla sua nascita è stato molto attaccato. Poi la prospettiva è cambiata. E oggi?

Lo stato dell’arte attualmente ci dice che l’EMDR è efficace a tutti i livelli. Ci sono molti metodi terapeutici, ma personalmente, avendo lavorando con la fondatrice del metodo Francine Shapiro mi sento di dire che la terapia EMDR è la terapia d’elezione nel trattamento del trauma.

«Dal 1999 circa 30 mila psicoterapeuti sono stati formati in Italia nell'applicazione della terapia EMDR» conclude la presidente di EMDR ITALIA Isabel Fernandez «e questo ha permesso di poter aiutare i pazienti, le famiglie e anche le comunità con un trattamento efficace come l'EMDR in situazioni di traumatizzazione acuta, oppure su disturbi post-traumatici cronici, con bambini, adulti, con soccorritori, con le Forze dell'Ordine e con popolazioni vulnerabili».

«Questo grande sviluppo è stato promosso dall'Associazione EMDR Italia, una società scientifica che si è focalizzata molto nella ricerca, nella collaborazione con le istituzioni, nella psicologia dell'emergenza e nella formazione avanzata dei suoi soci» continua Fernandez. «Negli ultimi 26 anni il dottor Solomon ha contribuito in modo significativo a questo sviluppo, formando e condividendo la sua esperienza e competenze con psicoterapeuti italiani, aiutando così indirettamente migliaia di pazienti nel nostro paese».

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