Sanihelp.it – Quello che ogni giorno diciamo ha un peso significativo, soprattutto quando affrontiamo temi delicati come l’alimentazione e l’immagine corporea. Spesso si crede che i disturbi del comportamento alimentare riguardino solo gli adolescenti, che siano una semplice fase legata alla ricerca d’identità o che si manifestino solo in condizioni di grave sottopeso. In realtà, queste convinzioni sono errate. «I disturbi alimentari sono patologie complesse, scatenanti da un dolore profondo e caratterizzate da meccanismi disfunzionali» precisa Valentina Nuscis, Dottoressa in Psicologia del Lavoro, del Marketing e della Comunicazione, operativa in Stimulus, azienda di consulenza specializzata nell’integrazione del benessere psico-sociale nei contesti aziendali
Per molte persone, il controllo sull’alimentazione diventa una forma di protezione dal disagio interiore, portando all’adozione di schemi rigidi e dannosi. Poiché non possiamo conoscere la storia personale di chi abbiamo di fronte, è fondamentale adottare un linguaggio attento e rispettoso. Ecco cosa consiglia la psicologa.
Frasi da evitare
»Sei dimagrita, stai molto bene.»
Questa espressione, pur partendo da un'intenzione positiva, lega il valore di una persona al suo aspetto fisico, suggerendo che essere più magri corrisponda automaticamente a stare meglio. Questo può far sentire chi soffre di un DCA come se il suo valore fosse misurato solo dal peso, alimentando ansie e comportamenti disfunzionali.
Alternative:
»Così stai bene, ma ciò che conta di più è che tu ti senta bene con te stessa.»
»Vedo che stai affrontando dei cambiamenti, come ti senti ultimamente?»
»Oggi ho mangiato troppo, domani digiuno»
Questa affermazione trasmette l’idea che il cibo debba essere compensato attraverso il digiuno, normalizzando un rapporto disfunzionale con l’alimentazione.
Alternative:
Evitare commenti sul cibo: non è necessario giustificare ciò che si mangia.
»Io sgarro solo nel weekend.»
Questa concezione di seguire una dieta rigida durante la settimana e concedersi qualche libertà solo nel fine settimana alimenta un rapporto conflittuale con il cibo, specialmente nei casi di DCA, dove la rigidità nelle scelte alimentari è una caratteristica distintiva.
Alternative migliori:
»Oggi ho mangiato qualcosa che mi piace, ed è bello concedersi ciò che ci fa stare bene.»
»Mangia un po’ di più, fallo per me.»
Spingere qualcuno a mangiare per compiacere gli altri può rinforzare l'idea che il proprio valore dipenda dal soddisfare le aspettative esterne. Questo approccio può essere dannoso, poiché non rispetta il benessere e l’autonomia della persona nelle sue scelte alimentari.
Alternative migliori:
»Se hai bisogno di qualcosa, io ci sono.»
»Alla tua età soffrire di un disturbo alimentare mi sembra eccessivo…»
Minimizzare le difficoltà altrui e sminuire l’esperienza di una persona con un DCA può renderla ancora più isolata e fragile, spingendola a sentirsi incompleta e incapace di affrontare il problema.
Alternative migliori:
»Ognuno ha il suo percorso, e io ti sostengo nel tuo.»
Cosa ricordare
Le parole danno forma al pensiero: costruiamo visioni e rendiamo tangibili i pensieri attraverso ciò che diciamo.
Prima di parlare, ascoltiamo: solo ascoltando senza pregiudizi possiamo comprendere veramente le esperienze degli altri.
Le parole hanno conseguenze: Ooni parola ha un peso. Scegliere con cura ciò che diciamo può fare una grande differenza nella percezione che quella persona ha di sé e del mondo che la circonda.
Anche il silenzio comunica: a volte, non dire nulla è più potente di qualsiasi parola. Ci sono momenti in cui tacere significa ascoltare veramente e dare spazio alla riflessione.