Sanihelp.it – Fra i farmaci più comunemente utilizzati per controllare l’osteoporosi ci sono i bifosfonati, molecole in commercio già dagli anni ’50 che contrastano il progressivo diradamento osseo connesso con l’età.
Uno studio di revisione condotto presso l’FDA's Center for Drug Evaluation and Research ha cercato di stabilire qual è l’utilità e la sicurezze d’uso dei bifosfonati sul lungo periodo.
Nella pratica clinica, infatti, l’assunzione di bifosfonati si protrae a lungo negli anni: secondo questo studio, invece, esistono casi dove l’osteoporosi o comunque la condizione patologica che richiede l’assunzione di bifosfonati, si giova della terapia se questa dura 3-5 anni.
Non si sa però, che cosa accade se la terapia viene sospesa per poi essere ripresa a qualche anno di distanza.
Occorrono maggiori studi sulle molecole più utilizzate nella pratica clinica: è necessario indagare meglio l’eventuale legame fra assunzione di bifosfonati e cancro esofageo e verificare se l’assunzione protratta nel tempo di questi farmaci può aumentare il rischio di lesioni femorali.
Per tutti questi motivi le persone che assumono bifosfonati devono sempre farlo sotto controllo medico, non devono mai smettere in maniera arbitraria il loro consumo e deve segnalare ogni reazione sospetta agli organi di farmacovigilanza competenti.