Sanihelp.it – La giornata mondiale dell’udito si è rivelata un’ottima occasione per presentare il progetto di studio Le Parole del Sentire Comune promossa dal Centro Ricerche e Studi Amplifon.
Il progetto è ampio ed è nato con l’obiettivo di comprendere più a fondo il ruolo che il linguaggio gioca nell’evoluzione degli stereotipi relativi alla perdita dell’udito e all’adozione di soluzioni dedicate.
Nella prima fase della ricerca si è analizzato lo stato attuale della rappresentazione sui mezzi di informazione dei temi relativi alla perdita dell’udito, per definire l’influenza del linguaggio nello sviluppo degli atteggiamenti riguardanti la perdita dell’udito e l’utilizzo delle soluzioni acustiche.
Dati alla mano la perdita dell’udito, oggi, interessa 7,3 milioni di italiani (12% della popolazione), ma non se ne parla abbastanza o comunque non sempre si affronta il tema correttamente.
Si stima che mediamente passino sette anni prima di affrontare il tema serenamente con amici e familiari, nonchè con il proprio medico di fiducia.
La ricerca in questione ha analizzato un corpus di oltre 650 articoli pubblicati sulla carta stampata e nel web in Italia, in un arco temporale di due anni.
Le analisi hanno evidenziato che, contrariamente a quanto atteso, il tema della perdita dell’udito in età anziana (presbiacusia) è in generale sottorappresentato sulla carta stampata, che si concentra maggiormente nella trattazione di tematiche legate alla sordità o in generale ai problemi di udito nelle generazioni più giovani (neonati, bambini e giovani).
Il board scientifico che sta sostenendo questo progetto di ricerca è di altissimo livello.
Attualmente è in corso la seconda fase della ricerca, che si avvale della collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, coordinato dalla Professoressa Patrizia Steca e dalla Professoressa Alice Mado Proverbio.
Un primo studio sta analizzando i correlati neurofisiologici relativi all’esposizione ai diversi cluster di parole che sono stati individuati nella fase 1.
Nello specifico, saranno registrate attraverso elettroencefalogramma le reazioni celebrali delle persone coinvolte, che saranno sottoposte a stimoli linguistici che, pur avendo lo stesso significato, rispecchiano stili comunicativi differenti.
Dall’analisi delle aree celebrali che i diversi stili comunicativi attivano, si cercherà di mettere in luce quali sono i termini che allontanano maggiormente le persone dall’affrontare in maniera risolutiva il tema del calo dell’udito.
Nel secondo studio gli effetti del linguaggio saranno ulteriormente indagati in relazione alla formazione conscia e inconscia degli atteggiamenti verso le soluzioni acustiche.