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Riapertura scuole: cosa aspettarsi?

Sanihelp.it – «A contatto con il nuovo coronavirus, l’80% dei bambini non manifesta alcun sintomo e la bassa carica virale presente in questi casi non incide significativamente sull’andamento della pandemia – dichiara Susanna Esposito, Presidente WAidid e Professore Ordinario di Pediatria all’Università di Parma-  Nelle prime settimane di emergenza da SARS-CoV-2 si presumeva che i bambini potessero essere, come precedentemente dimostrato per l'influenza, tra le principali cause di diffusione della malattia. Gli studi, però, ci hanno permesso di dimostrare che non è affatto così e la riapertura degli istituti scolastici non costituisce un pericolo per la salute globale. Ma vanno adottate alcune precise precauzioni: da zero a sei anni misurazione della temperatura in caso di sintomi acuti e, in presenza di febbre associata a sintomi respiratori o gastrointestinali, velocità e tre T: testare, tracciare e trattare. Il raffreddore da solo non può essere motivo sufficiente per allontanare un bambino dalla comunità scolastica. Durante il lockdown, la chiusura della scuola in Italia ha comportato disagi nel 75% dei bambini e adolescenti, facendo emergere il ruolo primario dell’istruzione in presenza nel loro sviluppo psichico e sociale».


Dalle parole della professoressa, dunque, sembra proprio che i rischi di salute maggiori derivererebbero da un ulteriore chiusura delle scuole e non dalla loro riapertura. L’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid) in un articolo pubblicato su JAMA Pediatrics sottolinea con forza come nei bambini la suscettibilità all’infezione da SARS-CoV-2 sia dimezzata rispetto agli adulti e come essi non ricoprano un ruolo di rilievo nella circolazione del nuovo coronavirus. econdo l’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive gli istituti scolastici possono e devono rimanere aperti in virtù dello scarso ruolo del bambino nella trasmissione della malattia, sebbene con il mantenimento di tutte le misure igieniche e di distanza fisica per la prevenzione delle infezioni respiratorie e un monitoraggio epidemiologico continuo della circolazione di SARS-CoV-2. 

Quanto all’uso delle mascherine, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fornito alcune precise indicazioni: da zero a 5 anni non deve essere indossata e la motivazione è da ricercarsi nel ruolo minore del bambino piccolo nella diffusione della malattia e nella sua scarsa capacità di utilizzare in modo appropriato una mascherina; da 6 a 11 si valuta a seconda della situazione epidemiologica scolastica o cittadina e, quindi, se è presente una trasmissione diffusa di SARS-CoV-2 nell’area in cui risiede il bambino.

Ai bambini di età pari o superiore a 12 anni è richiesto di indossare la mascherina come agli adulti, in particolare quando non possono garantire una distanza di almeno 1 metro dagli altri. In ogni caso, è importante assicurarsi che la mascherina sia della misura giusta per coprire naso e bocca, non toccarne la parte anteriore e non tirarla sotto il mento o nella bocca. Una volta sfilata dal volto, la mascherina deve essere riposta in una borsa o in un contenitore e non deve essere condivisa con altri o gettata per terra.

È importante che insegnanti e genitori educhino il bambino che utilizza la mascherina e ne correggano comportamenti errati ogni qualvolta sia necessario. 

«Queste indicazioni sono valide per tutti i bambini e gli adolescenti, sia per quelli che godono di buona salute sia per coloro che hanno malattie croniche – aggiunge la Professoressa Susanna Esposito-. Anzi, la scuola deve promuovere l’inclusività garantendo che anche chi è affetto da malattie croniche come fibrosi cistica, tumori, immunodeficienze o diabete di tipo 1 la possa frequentare in sicurezza. Inoltre, per permettere a bambini e adolescenti con malattia cronica di "vivere" la malattia in modo attento ai propri bisogni e al proprio itinerario di salute, è fondamentale che riprenda anche la scuola in ospedale, una presenza fondamentale nel segno della normalità».

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FonteWAidid

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