Sanihelp.it – La medicina ayurvedica segue un preciso codice deontologico che regolamenta la sua pratica. Definito da SSIMA – Società Scientifica Italiana di Medicina Ayurvedica (che raccoglie oltre 9.000 medici e terapisti ayurvedici) secondo il codice deontologico ippocratico, tale codice ha l’obiettivo di distinguere il medico esperto di medicina ayurvedica e il terapista ayurvedico da tutte quelle figure che non hanno le conoscenze scientifiche per definirsi tali.
Secondo l’avvocato di A.M.A.M.I., Antonio Franchina, «chi fornisce consigli a possibili pazienti deve avere una preparazione non solo della disciplina ayurvedica, ma anche del corpo umano sotto un profilo anatomico, clinico e morfologico. È assolutamente indispensabile che chi si pone come esperto o conoscitore di questa specifica branca della medicina sia almeno titolato a esercitare la professione di medico o di terapista e abbia frequentato dei corsi che gli hanno fatto acquisire tale specializzazione».
In sostanza, secondo l’esperto, ogni comunicazione che parla di ayurveda influisce sulla conoscenza collettiva della sua efficacia. «È pertanto evidente – sottolinea l’avvocato – che confondere l’Ayurveda con quei trattamenti che hanno una valenza puramente estetica non solo è fortemente ingannevole nei confronti del destinatario del messaggio (il consumatore), ma è addirittura fuorviante e dannoso».
L’Ayurveda, al pari dell’agopuntura o di altre medicine oggi qualificate come non convenzionali, non può essere degradata a trattamento non medico. Anzi proprio perché coinvolge la conoscenza di effetti molto spesso ignorati da quella che è la medicina convenzionale, deve essere considerata come una specializzazione della medicina, che come tale necessita di studio e preparazione.
Chi propone trattamenti ayurvedici senza la necessaria specifica preparazione viola il Codice del Consumo (Decreto Legislativo 6 settembre 2005, n. 206). Di più, legittima non solo la richiesta di risarcimento da parte del cliente-consumatore al quale sia stato somministrato il trattamento senza legittimazione ma, sostiene l’esperto, anche da parte di chi è in grado di somministrare legittimamente trattamenti ayurvedici e viene inevitabilmente danneggiato da chi li pratica o li propone senza avere la preparazione tecnico-scientifica adeguata.