Sanihelp.it – La relazione annuale presentata in Parlamento sulla diffusione di cocaina nel nostro Paese riporta dati allarmanti: il consumo generale di questa sostanza (sia questo sperimentale, saltuario o sistematico) sta investendo sempre di più le classi giovanili, essenzialmente per due motivazioni.
La prima riguarda una distorta percezione che i giovani hanno della pericolosità di questa droga: la considerano quasi innocua, perché affermano: «Di coca non si muore». È vero che la casistica dei decessi per cocaina non è così univoca come quella, per esempio, per overdose di oppiacei, e il motivo va ricercato nel fatto che nel caso di morte per cocaina intervengono fenomeni respiratori e cardio-circolatori non direttamente identificabili con l’overdose. Anche per questo motivo l’entità dei decessi per cocaina è gravemente sottostimata. Questa lacuna informativa (su cui sta lavorando attualmente l’Osservatorio Europeo sulle Droghe e le Tossicodipendenze di Lisbona) non significa, tuttavia, che i decessi per coca non esistano. Anzi: il Gruppo Italiano Tossicologi Forensi segnala già da anni e in crescita diversi casi di decessi in cui la cocaina è la causa primaria.
In secondo luogo, il consumo di cocaina viene associato da ragazzi di oggi a una modalità ricreazionale, ludica, di trascorrere la serata: viene cioè almeno inizialmente associata all’idea della socializzazione e del tempo libero. Ma una quota di coloro che iniziano a usare cocaina sviluppano in tempi anche brevi una vera e propria dipendenza; il 15-16% delle persone nell’arco di 10 anni dal primo uso. E se consideriamo solo l’anno successivo al primo utilizzo, i dati del National Comorbidity Survey, campione rappresentativo popolazione USA, siamo già sul 5-6%.
I dati dello studio ESPAD riportano che, fra gli oltre 28.000 studenti considerati, più del 34% dei giovani in età tra 15 e 19 anni ha fatto uso di sostanze illegali nell’arco della vita e il 19% negli ultimi 30 giorni. Questo significa che poco meno di un ragazzo su 5 è un consumatore e non più uno sperimentatore. Fortunatamente, solo una parte contenuta degli sperimentatori di droga evolve in dipendenza, mediamente circa il 10%.
Nel primo anno di uso, la probabilità di sviluppare dipendenza da cocaina per gli assuntori di questa sostanza è due volte superiore rispetto all’alcol-dipendenza negli assuntori di alcol o alla dipendenza da cannabis negli assuntori di marijuana. È opportuno considerare che quantità, frequenza d’uso, via di assunzione, continuità d’uso, pressione dei pari e frequenza di esposizione svolgono un ruolo importante nella velocità del passaggio da una condizione all’altra.
La cocaina è risultata più addittivante dell’alcol, al quale spessissimo, tra l’altro, è associata. Quasi sempre infatti (diciamo circa in otto casi su dieci) un abuso di cocaina è accompagnato da un abuso di alcol. E quando si abusa abitualmente di entrambi, i danni cardiocircolatori ed epatici raddoppiano, in quanto si sviluppa un metabolita, il coca-etilene, fortemente epato-tossico e con attività biologica sui neuroni dopaminergici simile alla cocaina, che prolunga la permanenza e gli effetti delle sostanze stesse.
Attenzione è richiesta ai mix con altre sostanze psicoettive, in quanto gli effetti per la singola persona possono essere totalmente imprevedibili.