Sanihelp.it – 58 milioni di tonnellate. Tanti sono gli sprechi alimentari che si producono ogni anno nella sola Unione Europea. Ben il 70% avviene nella fase di consumo (case, servizi alimentari e vendita al dettaglio), con frutta, verdura e cereali tra i prodotti più »buttati via» senza essere consumati.
Ma come agire con più consapevolezza partendo anche dalle pratiche quotidiane in cucina?
Aries Group, gruppo alberghiero indipendente italiano attivo nelle principali città d’arte e di business in Italia, e lo chef stellato Andrea Ribaldone sensibilizzano sulla necessità di valorizzare la cucina locale e stagionale. Questi i consigli.
Fare attenzione all’identità territoriale
Affidarsi al patrimonio gastronomico territoriale è essenziale per promuovere una cucina che rispetti la stagionalità e valorizzi le materie prime locali. Pur non essendoci in passato una consapevolezza esplicita in merito alla sostenibilità, lo spirito della cucina di una volta era intrinsecamente dedito all’ottimizzazione delle (molto spesso poche) risorse locali e stagionali che si avevano a disposizione. Il consumo di piatti attenti all’identità dei loro territori è oggi più fondamentale che mai, un passo essenziale per dare vita ad una cucina varia e saporita, ma in profonda connessione con la cultura, la storia e in particolare con l’ambiente. Non va dimenticato poi che questo approccio circolare, oggi ridefinito comunemente dall’uso di ingredienti a »km zero» o »km buono» (ossia prodotti nel territorio più vicino possibile rispetto alla produzione tipica del singolo componente), assicura una riscoperta di sapori autentici e genuini, combattendo così la globalizzazione alimentare.
Batch cooking, una salvezza
Tra i suggerimenti più utili per ridurre la propria impronta ecologica in cucina, c’è il »batch cooking» (letteralmente »cucinare in lotti»), ovvero preparare grandi quantità di cibo in un’unica sessione per poi conservarle in frigorifero o in freezer e consumarle nei giorni successivi. Dal momento che questa attività richiede una pianificazione meticolosa dei pasti, non lascia spazio a »deviazioni» come acquisti impulsivi di cibo o ad eccessivi sprechi di ingredienti: anzi, favorisce un’attenzione maggiore al bilanciamento dei pasti in nome della filosofia del »no more, no less!».
Cucinare dalle basi
Un consiglio prezioso, se si vuole prevenire lo spreco in cucina, è imparare più tecniche culinarie possibili e non affidarsi per alcuni passaggi a prodotti già preparati. È vero che seguire la strada meno faticosa è più comodo e veloce, soprattutto dopo lunghe giornate al lavoro, ma saper cucinare partendo da ingredienti di base consente di prendere decisioni più consapevoli ed eco-friendly ed assicura un maggiore controllo sui componenti per una cucina meno processata e più rispettosa dell’ambiente.
No ai trend
I trend anche nel settore alimentare sono quasi sempre passeggeri e contribuiscono notevolmente al consumo di massa di prodotti specifici, spesso di provenienza esotica, che finiscono per essere acquistati in quantità eccessive e di conseguenza, sprecati; il tutto sostenuto inevitabilmente da una produzione agricola a ritmi insostenibili, con un impatto ecologico rilevante soprattutto nel momento cui la tendenza smette di essere tale: basti pensare, per esempio, alla recente popolarità di »Cucumber Guy» ed alla scomparsa di cetrioli dai supermercati islandesi. Si suggerisce invece di introdurre sempre di più nella propria cucina i cosiddetti »rimedi della nonna», appartenenti al passato, ma oggi più validi che mai: un buon rimedio »svuotafrigo» sono zuppe, minestre e brodi di recupero che, con l’aggiunta di erbe aromatiche e spezie, diventano delle prelibatezze imperdibili.
Via libera agli orti casalighi
La creazione di orti casalinghi apre la strada a numerosi comportamenti virtuosi: dal riciclo di scarti organici e vegetali per il compostaggio alla raccolta graduale del proprio raccolto fino al riutilizzo di semi (è il caso di pomodori e zucche) e dei tuberi (come, per esempio, le patate). Per chi vive in città e non dispone di un giardino o di un ampio balcone, può essere un’impresa ardua, ma una soluzione alternativa è sicuramente coltivare piante aromatiche e micro-ortaggi, conosciuti anche come »micro-greens» (come rucola, ravanello, cavolo e basilico), cercando di sfruttare il più possibile gli spazi interni e i davanzali.
La dieta mediterranea ama il pianeta
Inserita nel 2010 dall’Unesco nella »Representative Lists of Intangible Cultural Heritage», la dieta mediterranea è un modo di vivere millenario, basato principalmente sul consumo di frutta e verdura, legumi, cereali e semi e sull’impiego di tradizioni culinarie sostenibili e waste-free. Questa piramide alimentare è stata interessata da un recente aggiornamento volto ad enfatizzare l’alta qualità dei prodotti, locali e stagionali, e la necessità di una consapevolezza alimentare per una dieta in piena armonia con le risorse offerte dai territori del bacino del Mediterraneo: in altre parole, si rimarca così il ruolo centrale di cibi plant-based (a scapito di pollame, carne rossa e latticini e in generale, della globalizzazione del gusto) su cui si è basata per millenni la dieta mediterranea; secondo numerosi studi scientifici, è stata proprio la prevalenza di questi alimenti ad assicurare per millenni alle popolazioni della regioni una migliore salute e longevità.
La creatività è una risorsa
Sebbene possa apparire come un suggerimento banale, in cucina non si butta mai via nulla… Occorre solo sperimentare e lasciar libero sfogo alla fantasia! Gli accorgimenti sono numerosi e comprendono una vasta gamma di scarti alimentari che nella maggior parte dei casi vanno sprecati: per esempio, si può facilmente creare uno zucchero aromatizzato con bucce di agrumi oppure le bucce di verdure, come patate e carote, possono diventare, dopo essere state condite e cotte in forno, delle gustose patatine.