Sanihelp.it – Che i gatti siano uno degli animali più amati è provato oggi dai tantissimi video che circolano in rete. Ma non va dimenticato che uno degli omaggi più antichi nei confronti degli amati felini sono le espressioni idiomatiche e i proverbi che li vedono protagonisti in molte lingue del mondo. Esteban Touma, Content Producer e insegnante di Babbel, l’app che promuove la comprensione reciproca attraverso le lingue, ci racconta i sei più famosi.
Buscar tres pies al gato: è comune in spagnolo dire »cercare tre zampe al gatto» quando si vuole complicare inutilmente una situazione semplice oppure perdersi in sottigliezze (una buona resa in italiano potrebbe essere »cercare il pelo nell’uovo»). Tuttavia, questa frase potrebbe sembrare inizialmente ambigua e poco logica, dato che i gatti hanno 4 zampe e cercarne 3 non sarebbe particolarmente difficile. L’origine risale a una versione più antica, modificata in un periodo antecedente al 1605 (anno di pubblicazione del »Don Chisciotte», in cui compare proprio l’espressione »buscar tres pies al gato»): »buscarle cinco pies al gato, y no tiene más que cuatro» (»cercare cinque zampe al gatto, che ne ha solo quattro»), a cui spesso seguiva una battuta ironica »No, che son cinco con il rabo» (»No, sono cinque con la coda»); nel corso dei secoli, il »cinque» è diventato »tre» ma il significato è rimasto invariato.
Gato escaldado de água fria tem medo: questa espressione portoghese significa »il gatto scottato ha paura dell’acqua fredda» e indica che se si vive un’esperienza negativa, è naturale che si abbia timore di doverla rivivere o di affrontare situazioni simili. Proprio come il gatto che, scottato dall’acqua calda, non riesce a capire che l’acqua fredda non rappresenta un pericolo per la sua vita, così una persona, dopo una situazione traumatica, tende ad avere un atteggiamento più cauto e prudente.
Nu arunca pisica în curtea altuia: i gatti sono i protagonisti di una simpatica espressione rumena »non gettare il gatto nel cortile altrui», parafrasabile in italiano come »non incolpare gli altri per qualcosa di cui non hanno colpa o non sono responsabili». Nel folklore rumeno, i gatti sono spesso associati all’astuzia ed alla scaltrezza, motivo per cui questa frase fa riferimento al tentativo di fuggire da un problema, trasferendo la colpa e la responsabilità a qualcun altro.
Kysuuso neko wo kamu (窮鼠猫を噛む): questa espressione giapponese (»un topo che viene messo all’angolo morde il gatto») vuole sottolineare che se spinti al limite, anche i più timorosi ed insicuri (come i topi di fronte al loro naturale predatore) tirano fuori…le unghie. Suggerisce quindi di non sottovalutare nessuno, perchè anche chi in apparenza può sembrare più debole, se messo alle strette, può sorprendere.
Qui gatta ci cova: si tratta di un proverbio italiano molto popolare la cui prima attestazione risale al ‘500 con il significato di »qui qualcosa non quadra». In questo caso, l’associazione è con lafurbizia »silenziosa» e discreta dei gatti, che in alcuni casi sono stati considerati animali abili nel cogliere il momento più opportuno per agire indisturbati e compiere qualche malefatta senza essere scoperti; inoltre, quando accudiscono i cuccioli, le gatte si dimostrano particolarmente guardinghe.
Quante vite hanno i gatti? La resilienza dei gatti è universalmente riconosciuta, al punto che in numerose culture del mondo viene attribuita loro un’aura quasi mistica e si crede che possiedano più di una sola vita; in particolare, in inglese, turco e in diverse lingue slave si dice che ne abbiano nove, mentre in italiano, spagnolo, portoghese e tedesco si fermano a sette. Ed è proprio per questo che in italiano, così come nelle altre lingue, esiste il proverbio »avere sette vite come i gatti» che evidenzia lo straordinario talento di uscire da situazioni difficili.