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Epilessia, che cos’è?

Focus Epilessia

Il termine epilessia deriva dal greco epilambanein, letteralmente colti di sorpresa. Questo richiama il fatto che, a causa di una scarica anomala tra le cellule del cervello, durante le crisi si manifestano sensazioni o azioni improvvise e indipendenti dalla volontà dell’individuo.
Tali reazioni variano a seconda delle aree cerebrali colpite: l’epilessia raccoglie in realtà oltre 40 condizioni patologiche distinte, che si possono manifestare attraverso un’alterata percezione di sensazioni tattili, odori, suoni, sapori, immagini, oppure mediante azioni quali il tremito di un arto o l’irrigidemto e scuotimento di tutto il corpo.
Durante le crisi, il contatto con l’ambiente può rimanere costante, essere parzialmente modificato o assente.
Il verificarsi di una crisi epilettica non fa di una persona un epilettico, ma può essere determinata accidentalmente da cause transitorie.
Perché si possa parlare di epilessia, le crisi si devono verificare spontaneamente quale espressione di una condizione cronica di esagerata eccitabilità del cervello, in particolare della corteccia cerebrale.
Solo il ripetersi spontaneo delle crisi determina la diagnosi di una delle tante forme di epilessia. Se il 5% circa degli italiani vive l’esperienza di una singola crisi, lo stato patologico interessa circa l’1%: quasi 500 mila persone e 25.000 nuovi casi ogni anno.
Le epilessie possono insorgere a qualsiasi età, ma nell’80% dei casi le crisi iniziano prima dei 20 anni, nell’infanzia e nell’adolescenza. Un altro picco degli accessi si manifesta nell’età anziana. 


L’ epilessia, riconosciuta in Italia come malattia sociale, è un problema di grande rilevanza sociale: lo stigma derivante dall’improvviso manifestarsi della crisi, l’ignoranza radicata nelle superstizioni e le norme discriminanti, clandestinizzano questo fenomeno di massa, infliggendo ulteriore disagio alle persone che ne sono affette.

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