L’Influenza, termine impiegato per definire la malattia anche in molte lingue straniere, origina il suo nome dalla corrispondente parola italiana derivata dalla forma latina influentia e riflette l’opinione molto diffusa nei secoli passati che la comparsa delle tipiche epidemie fosse correlata all’influenza di congiunzioni sfavorevoli delle stelle.
Secondo recenti ipotesi, l’elevata mortalità riscontrata nel corso della famosa peste di Atene del 430 a.C. sarebbe da attribuire a una forma influenzale con superinfezioni batteriche. La descrizione della diffusione a livello europeo di una malattia con le caratteristiche delle pandemie influenzali risale al 1580 e da allora sono state riportate 31 pandemie. Tra queste la più drammatica è stata quella del 1918-19 che ha causato oltre 20 milioni di decessi, ovvero un numero di morti superiore a quello attribuito alla prima guerra mondiale.
Il virus dell’influenza fu scoperto nel 1918 da Dujarric de la Rivière all’Istituto Pasteur di Parigi. Nicolle e Lebally in Tunisia, negli stessi anni, provocarono l’influenza nelle scimmie mediante un filtrato di muco nasale di soggetti influenzati. Smith Andrewes e Laidlaw, in Inghilterra, nel 1933, furono i primi a isolare il virus di tipo A e a provocare la malattia in furetti inoculandolo per via nasale.
L’influenza è una malattia infettiva dovuta a tre tipi principali di virus denominati A, B e C, il cui contatto provoca nell’organismo la produzione di anticorpi che lo proteggono contro il singolo virus.
La malattia esordisce con brividi, febbre, tosse, dolori muscolari e perdita dell’appetito ai quali seguono starnuti e mal di gola. I sintomi scompaiono dopo 4-5 giorni ma in alcuni casi, specie nei soggetti debilitati e negli anziani, possono evolvere in polmonite.