È stato appurato che la diagnosi di endometriosi arriva tardivamente, con un tempo medio di circa otto-nove anni. Le ragioni di tale ritardo sono dovute a varie cause, tra cui le principali sono:
• le donne pensano che i sintomi sono normali
• alle donne viene detto che la sintomatologia non è patologica
• i trattamenti ormonali procurano sollievo temporaneo
• i metodi diagnostici applicati sono inadeguati.
Per fare la diagnosi è necessaria un’accurata anamnesi (raccolta dei dati clinici della donna da parte del medico) e una visita ginecologica completa (compresa l’esplorazione rettale), che permette di localizzare con precisione il dolore, di riconoscere la presenza di masse annessiali e le loro caratteristiche di consistenza, fissità e modularità.
Il ginecologo deve verificare l’endometriosi non solo con una ecografia transvaginale, che evidenzia soltanto le forme superficiali e le cisti endometriosiche ovariche – da non confondere con le cisti ovariche di altra natura -, ma anche con alcuni esami di approfondimento:
• risonanza magnetica nucleare
• tac
• radiografia
• urografia
• cistoscopia
• rettocolonscopia.
La diagnosi certa si effettua con l’analisi del tessuto prelevato in fase di intervento chirurgico, quasi sempre effettuato con tecnica laparoscopica. Così si possono valutare accuratamente gli organi interni, prelevare campioni di tessuti ed eventualmente distruggere o asportare i focolai endometriosici presenti. L’esame viene confermato mediante l’esame microscopico del tessuto prelevato.
La malattia viene dunque suddivisa in stadi secondo un sistema a punteggio dato dalla localizzazione, grandezza e profondità delle lesioni: stadio I (minima), da 1 a 5 punti; stadio II (lieve) da 6 a 15 punti; stadio III (moderata) da 16 a 40 punti; stadio IV (severa) più di 40 punti.
Numerosi sono stati gli studi sull’uso del CA 125, ma il dosaggio ematico di questo marker nella diagnostica dell’endometriosi non è particolarmente attendibile vista la sua scarsa specificità; può invece essere utilizzato per la valutazione della ripresa di malattia e del suo livello di attività.