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Acido folico, amico alla nascita e nemico in terza età

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Negli anziani l’acido folico accelera il declino delle funzioni cognitive, fino a raddoppiarlo se le quantità assunte nella dieta sono molto alte.

La scoperta è stata fatta da un gruppo di scienziati della Rush University di Chicago, che in collaborazione con i Centers for disease control and prevention (Cdc) di Atlanta, hanno esaminato un capione di 3.700 anziani sopra ai 65 anni, le cui funzioni cognitive sono state valutate all’inizio, dopo tre anni e dopo sei, con quattro diversi tipi di test.

Dai risultati è emerso che chi assumeva maggiori quantità giornaliere di acido folico (742 microgrammi) aveva un rischio due volte superiore di declino cognitivo rispetto a chi ne assumeva quantità minime (186 microgrammi), e che chi faceva un alto consumo di vitamina B12 (20 microgrammi al giorno) riduceva il declino delle funzioni cognitive di più del 25%.

«Adesso», ha concluso l’autrice, Martha Clare Morris, «sono necessari ulteriori studi per determinare i meccanismi per cui, nella terza età, l’acido folico diventa un nemico del cervello, nonostante nell’accrescimento embrionale sia necessario per un corretto sviluppo del sistema nervoso».

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