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Tatuaggio, attenti ai rischi

Sanihelp.it – Quando si parla di tatuaggi ognuno ha la sua idea: c’è chi li trova orribili e chi ne ha il corpo pieno, chi li fa per estetica e chi attribuisce loro un significato mistico.


Sta di fatto che, ormai da una decina d’anni, tatuaggi di ogni forma e colore impazzano si schiene e avambracci di migliaia di persone, dando un bel da fare non solo ai tatuatori ma anche ai dermatologi.

Al di là dei problemi relativi alla richiesta di rimozione, effettuata con laser q-switch, gli specialisti si trovano spesso di fronte a complicanze dermatologiche specifiche.

La più frequente è la sensibilizzazione ai pigmenti contenuti nel tatuaggio, che si manifesta sotto forma di lesioni eritematose o eritemavescicolose che configurano una dermatite allergica o fotoallergica.

Le lesioni si possono manifestare a distanza di poche settimane o di anni dall’inoculazione del pigmento, soprattutto se sono stati utilizzati pigmenti di colore rosso contenenti solfuro di mercurio.

Nonostante sia stato sostituito con pigmenti alternativi di origine vegetale, si continuano a registrare numerose allergie al colore rosso.

E non è l’unico: anche i pigmenti di colore giallo possono essere responsabili di reazioni fotoindotte.


I colori verbe, blu e nero, invece, generalmente sono meglio tollerati, ma si sono verificati alcuni casi di intolleranza al cromo (verde), al cobalto (blu) e al carbone (nero).

Ma non sempre il responsabile dell’allergia è il colore scelto; esistono casi di dermatosi particolari, come psoriasi o lichen, localizzate nella sede del tatuaggio senza alcuna predisposizione al colore, per cause non ancora chiare.

Per questi casi non esiste una terapia specifica, ma una molteplicità di approcci di soppressione: la terapia locale prevede vaselina salicilata, cortisonici e calcipotriolo, mentre quella sistemica retinoidi, cortisonici e immunosoppressori per i casi più gravi.

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FonteISPLAD

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