Sanihelp.it – Circa 200 anni fa ci si accorse che l’effetto provocato da caffè e tè era identico, e che tale sensazione era prodotta dallo stesso agente chimico, un alcaloide contenuto in foglie, semi e frutti di una sessantina di piante quali tè, caffè, cacao e cola.
Ma il potere energetico di questo elemento vegetale era già conosciuto nel sesto secolo a.C., quando fu prescritto per la prima volta per uso umano dal capo spirituale Lao-tzu, che raccomandò l’assunzione del tè come elisir ai discepoli della sua religione, il taoismo.
La codificazione ufficiale della caffeina avviene solo nel 1820, all’epoca della proliferazione dei coffee shops nell’Europa occidentale, quando un équipe di scienziati cominciò a chiedersi cosa rendesse il caffè una bevanda tanto popolare. Fu il chimico Ferdinand Runge a isolare per primo la famigerata ma sconosciuta essenza nel chicco di caffè.
La sostanza trovata fu chiamata caffeina, cioè qualcosa contenuto nel caffè. E nel 1838 alcuni chimici scoprirono che l’ingrediente del tè era che la caffeina di Runge.
Entro la fine del secolo la stessa sostanza sarebbe stata scoperta anche nelle noci di cola e nel cacao.
Ma caffè e tè cominciarono a prendere davvero piede in Europa alla fine dell’800, con la nascita delle fabbriche.
E la concomitanza con la rivoluzione industriale non è una coincidenza: il consumo da parte dei neo-operai di bevande a base di caffeina, che rimpiazzavano l’onnipresente birra, facilitò il trasloco del lavoro dalla fattoria alla fabbrica.
Infatti l’acqua bollente usata per preparare caffè e tè aiutò a far diminuire l’incidenza di malattie tra i lavoratori delle città sovraffollate.
E la caffeina diventò un alleato contro il pericolo di addormentamento sui macchinari durante le interminabili giornate di lavoro.
Per questi motivi Charles Czeisler, esperto del sonno della Harvard Medical School, afferma che la caffeina rese possibile la nascita del mondo moderno.
«Senza il supporto del caffè la frenetica società moderna, con le sue giornate da 24 ore lavorative, non esisterebbe», afferma il neurologo.
Quando milioni di persone furono costrette a passare da un’attività svolta sotto il sole a un lavoro scandito dall’orologio, molti cercarono un modo per adattarsi a questo cambiamento traumatico.
«Ecco quindi che il consumo di cibi e bevande a base di caffeina, in contemporanea con l’invenzione della luce elettrica, permise alla gente di adattarsi a un lavoro programmato dall’orologio e non più dal ciclo naturale della luce.
È a partire da questa svolta storico-economica che la caffeina diventò la wake-promoting therapy, la terapia della veglia».