Sanihelp.it – Secondo un recente studio olandese, le persone anziane che pensano al futuro in modo positivo potrebbero avere una maggiore aspettativa di vita rispetto ai più pessimisti.
I ricercatori, guidati dal dottor Erik Giltay del Centro Psichiatrico GGZ Delfland di Delft, hanno scoperto infatti che durante i nove anni di durata dello studio, gli anziani ritenuti ottimisti avevano meno probabilità di morire rispetto a quelli che avevano un atteggiamento pessimista.
Il ridotto livello di rischio delle persone più ottimiste era in gran parte dovuto al minore numero di morti per malattia cardiovascolare. Le probabilità di morte delle persone ottimiste per infarto, ictus o altre patologie cardiovascolari erano inferiori del 77% rispetto a quelle del gruppo dei pessimisti, indipendentemente da fattori quali età, peso, fumo e pregresse malattie cardiovascolari o croniche.
I ricercatori hanno seguito 941 olandesi adulti di età compresa tra 65 e 85 anni, che all’inizio dello studio hanno compilato un questionario standard sul proprio stato di salute generale comprendente una scala di valutazione della tendenza ad essere ottimisti o pessimisti.
Questa scala includeva affermazioni quali «Spesso ho la sensazione che la vita sia piena di promesse» e «Ho ancora molti traguardi da raggiungere».
I soggetti dello studio sono stati suddivisi in quattro gruppi in base ai livelli di ottimismo o di pessimismo. I ricercatori hanno anche raccolto informazioni su stile di vita, professione, livello di istruzione e storia sanitaria.
Dopo un follow-up durato mediamente nove anni, il 42% dei partecipanti allo studio era deceduto, ma la minore percentuale di decessi si registrava tra i partecipanti con il più alto livello di ottimismo iniziale, ovvero il 30% rispetto al 57% dei più pessimisti.
Tenuto conto di altri fattori, il rischio di morte di uomini e donne decisamente ottimisti era inferiore del 29%.
Secondo i ricercatori esistono diverse possibili spiegazioni per questi risultati. È possibile, ad esempio, che lo stato di salute generale dei partecipanti pessimisti fosse più compromesso e caratterizzato da condizioni patologiche “subcliniche”.
Tuttavia anche l’ottimismo potrebbe avere influito positivamente sui risultati. Secondo Giltay e i suoi collaboratori l’ottimista affronterebbe meglio le avversità e sarebbe anche più disposto a rispettare le prescrizioni mediche quando si ammala.
Inoltre è possibile che l’atteggiamento più gioioso nei confronti della vita comporti un beneficio biologico, con effetti positivi sul sistema immunitario e ormonale.