Sanihelp.it – Il Carnevale viene spesso percepito come festa per bambini. In realtà, sono proprio gli adulti ad aver bisogno di riscoprire la necessità di togliersi la maschera.
La psicologia infatti dimostra come attraverso la simulazione, il semplice gioco di trasformarsi in qualcun altro, è possibile esprimere aspetti dell’animo inconfessati e inconfessabili.
Si può diventare altri, e smettere per un giorno, o forse per qualche ora soltanto, di rivestire i ruoli che la quotidianità ci impone.
La maschera, dicono le analisi psicologiche, fa emergere nuove parti della personalità umana: sono gli aspetti ombra legati al mondo inconscio, fatto di oscurità e incertezze, di ambiguità e di ironia.
Così ci si traveste, o si crede di farlo, mentre in realtà è soltanto la nostra anima che emerge utilizzando vesti simboliche.
In questa ottica, la scelta della maschera con cui riproporsi rivela molto della propria personalità, ed è fondamentale per ottenere l’effetto catartico di liberare ed esorcizzare ansie e paure.
È abbastanza comune che gli uomini prediligano figure forti, eroiche e capaci di imprese strabilianti, mentre le donne tendono a voler accentuare la propria femminilità.
Questo non significa che chi si sente troppo incasellato in questi ruoli non possa ribaltarli completamente.
Si tratta di un processo inconscio, proprio come quello che ci porta a scegliere di che colore vestirci, o in che modo sorridere.
Se ognuno di noi facesse caso a questi segnali, potrebbe scoprire qualcosa di più su di sé, o sulla persona che ha di fronte.
Provate a vivere il Carnevale con questa prospettiva: travestirsi per manifestare liberamente l’estensione della propria personalità e per dare sfogo alla frustrazione e allo stress.
Potrete dare un valore terapeutico a quella festa in maschera che stavate pensando di evitare, e tornare a casa senza dire, come ogni anno: «L’anno prossimo non mi incastrano più!»