Sanihelp.it – Illustrissimo Signor Ministro,
indipendentemente dallo schieramento politico di cui farà parte, i medici italiani che si occupano della Medicina del Dolore Le indirizzano sin da ora un appello affinché nella Sua agenda sia data prioritaria attenzione allo stato di estrema difficoltà in cui versa nel nostro Paese la loro Specialità.
Essi traggono lo spunto da due casi emblematici, la recente chiusura del Centro di Medicina del Dolore dell’Istituto Scientifico San Raffaele di Milano, che costituiva un modello diagnostico-terapeutico fra i più completi e avanzati d’Europa, e l’ancor più recente riduzione di rimborsabilità del 50% decisa dalla Regione Piemonte per molte cure del dolore cronico. Tali esempi confermano come la Cura del Dolore sia considerata la Cenerentola del nostro sistema sanitario. E questo nonostante che i dati epidemiologici più recenti dicano che oltre 15 milioni di italiani soffrono di gravi dolori cronici spesso invalidanti.
Lei potrebbe obiettare che un’apposita normativa in proposito esiste già e prevede che ogni istituto di cura debba diventare un Ospedale senza dolore. Purtroppo questa legge, eccellente sulla carta, non è però mai stata sostenuta da finanziamenti e di fatto è rimasta un mero slogan di politica sanitaria, al punto che anche i pochi centri esistenti hanno vita grama quando non devono, come detto, addirittura cessare l’attività. In ogni caso, manca una normativa di riferimento che permetta lo sviluppo organico e riconosciuto dei Centri per la Medicina del Dolore, nei quali il malato di dolore cronico possa ricevere cure appropriate.
Il problema è così sentito nel Paese che anche i pazienti iniziano a muoversi, tanto che si è costituita, con sede centrale in Piemonte, la Lega contro il Dolore (LICD), associazione di pazienti sofferenti per dolori cronici, con la finalità di stimolare le istituzioni, a volte lente nel trovare risposte concrete.
Ci permettiamo, quindi, di sottoporLe un promemoria, affinché Lei possa colmare questa grave lacuna che svilisce la medicina italiana e dimentica troppi Cittadini affetti da sofferenze gravi ed evitabili, spesso vittime di risposte non specialistiche e quindi inadeguate.
- La medicina del dolore deve avere un formale riconoscimento nelle strutture sanitarie con reparti dedicati e autonomi, come qualunque altra Specialità della Medicina.
- È indispensabile attribuire codici specifici di rimborso alle prestazioni di terapia del dolore, cosa attualmente non esistente, facendole rientrare a pieno titolo nei LEA.
- Il rimborso deve includere le terapie più innovative, incluse quelle che prevedano metodiche invasive, per restituire autonomia e qualità di vita ai pazienti con dolori gravi e invalidanti. Attualmente il rimborso di questi strumenti di cura è affidato esclusivamente alla discrezione degli Assessorati Regionali, ed a tutt’oggi è previsto solo in pochissime Regioni italiane, con una inaccettabile sperequazione fra cittadini dello stesso Paese.
- La formazione di Medici del Dolore deve diventare un impegno del Suo prossimo mandato in stretta collaborazione, ci auguriamo, con il Suo Collega, il Ministro della Università e della Ricerca.
Il Presidente dell’Associazione Italiana per lo Studio del Dolore (Prof Giustino Varrassi)
Il Presidente di FederDolore (Dott. Vincenzo Montrone)
Il Presidente della Italian Neuromodulation Society (Dott. William Raffaeli)
Il Presidente della Lega Italiana per la Cura del Dolore (Dott. Angela Olmedi)
Il Presidente della Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva (Prof Rosalba Tufano)
Il Presidente della Società Italiana dei Clinici del Dolore (Dott. Guido Orlandini)
Il Presidente della World Society of Pain Clinicians (Dott. Diego Beltrutti)