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Salute cardiovascolare, se la prevenzione conviene

Sanihelp.it – Oltre la metà delle persone che corrono un alto rischio di patologie cardiovascolari, pur necessitando di una notevole riduzione dei livelli di colesterolo cattivo, ricevono trattamenti non adeguati e hanno un’aderenza alla terapia insoddisfacente. A rivelarlo, uno studio italiano di pratica clinica condotto su 5 ASL italiane, realizzato per indagare come sono curate le persone a rischio-cuore.


Per i pazienti a rischio molto elevato lo studio STAR ha inoltre evidenziato che l’utilizzo appropriato di statine efficaci e l’aderenza alla terapia sono fattori chiave per il raggiungimento del target terapeutico, e quindi per la corretta prevenzione cardiovascolare.

Spiega il professor Andrea Mezzetti, Presidente della Società Italiana per lo Studio dell’Aterosclerosi: «Le patologie cardiovascolari sono la prima causa di morte in Europa, negli altri paesi industrializzati e anche in Italia. La maggior parte degli eventi cardiovascolari fatali sono dovuti a un infarto del miocardio o a un ictus ischemico. Sono patologie di grande impatto sia dal punto di vista della salute delle persone, sia da quello della sanità pubblica. Gli studi scientifici confermano che oltre il 90% degli eventi cardiovascolari che si verificano è spiegato dalla presenza di fattori di rischio quali l’ipertensione arteriosa, il diabete e le dislipidemie. Queste ultime, in particolare, si confermano come il fattore indipendente più importante nella genesi del rischio cardiovascolare».

Nel nostro Paese le persone che hanno un profilo lipidico non ottimale sono numerose: mediamente si va dal 21% circa di popolazione del Molise o delle Puglie al 27% e oltre della Liguria o dell’Emilia Romagna. «Nei pazienti che noi definiamo a rischio alto e molto alto, quelli cioè che già hanno subito un precedente infarto o ictus, hanno placche ateromatose a livello carotideo, oppure pazienti affetti da angina o da diabete, le Linee Guida raccomandano di mantenere il colesterolo cattivo LDL a livelli inferiori rispettivamente a 100 mg/dL e addirittura a 70 mg/dL».

I pazienti a rischio-cuore in Italia hanno diritto alle statine (in regime di rimborsabilità) per mantenere i livelli di colesterolo entro limiti ben precisi; ma la riduzione da ottenere per centrare questo obiettivo non è uguale per tutti, cambia da paziente all'altro, a seconda dei suoi livelli di partenza. Inoltre non tutte le statine disponibili sono efficaci allo stesso modo. 

Lo Studio STAR ha messo in evidenza che oltre il 50% dei pazienti non riceve i farmaci anticolesterolo raccomandati, nelle dosi efficaci per raggiungere i corretti livelli e con la durata adeguata, con conseguenti sprechi per il sistema sanitario. 

Il dottor Luca Degli Esposti, Presidente di Clicon srl – Health, Economics & Outcomes research, spiega: «Lo studio STAR è uno studio di pratica clinica, cioè è una vera e propria fotografia di quanto avviene nella realtà. A differenza dei trial clinici, in cui si hanno modalità prescrittive controllate e pazienti selezionati, con gli studi di pratica clinica si può vedere esattamente quello che accade nella vita reale. Ora, la prima osservazione resa possibile dallo Studio STAR è che, sui pazienti il cui profilo di rischio impone una riduzione dei livelli di colesterolo superiore al 50% (che sono in Italia circa un milione), nonostante le Linee Guida raccomandino l’uso di specifiche molecole a ben precisi dosaggi, nella pratica clinica l’applicazione di queste raccomandazioni è molto limitata, poco superiore all’8%.


Per un paziente ad alto rischio cardiovascolare, com’è quello a cui è richiesto di ridurre almeno del 50% i livelli di colesterolo, il mancato raggiungimento del target lipidico raccomandato comporta, in primo luogo, una probabilità molto superiore di andare incontro a un evento cardiovascolare. In altre parole, non utilizzare la terapia secondo le raccomandazioni delle Linee Guida significa non beneficiare del farmaco e dei benefici attesi».

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