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Palliative, queste sconosciute

Italiani e cure palliative

Sanihelp.it – Cosa sanno gli italiani sulle cure palliative? Per indagare il livello di conoscenza e percezione degli italiani sull’argomento, la Federazione Cure Palliative ha effettuato un’indagine demoscopica IPSOS che ha replicato quella compiuta nel 2000 su un analogo campione di circa 800 persone. Rispetto al 2000, la quota di persone che ha dichiarato di sapere cosa sono le cure palliative è aumentata di circa 7 punti in percentuale, passando dal 38 al 45%. Ma, a un elenco di definizioni suggerite dall’intervistatore, solo il 22% (rispetto al 16% del 2000) ha definito correttamente cosa sono e cosa riguardano le cure palliative. L’errore più frequente è quello di confondere le cure palliative con quelle omeopatiche (21%).

È cresciuto anche il livello di informazione sulle strutture che forniscono cure palliative (gli hospice), passando dall’11 al 20%. Più informate risultano essere le persone occupate, tra i 35 e i 55 anni, residenti al Nord. Il dato più confortante è il grado di consapevolezza dei cittadini sul diritto alle cure palliative: l’80% le ritiene utili, necessarie e di competenza principalmente del Sistema Sanitario Nazionale. Per quanto riguarda le strutture hospice e il loro modello organizzativo, solo il 24% ne è a conoscenza. La maggior parte della popolazione, in caso di necessità, preferirebbe l’assistenza domiciliare (70%) all’hospice (21%).


L’ultima e nuova domanda rivolta al campione riguardava l’uso degli oppiacei per il controllo del dolore severo. Oltre l’80% della popolazione ha dichiarato di approvarlo. Questa necessità è espressa con più forza dai soggetti che dimostrano di possedere un elevato livello di informazione (89%) e in particolare da coloro che hanno avuto familiarità con il problema (88%).

Risulta molto chiaro che, ancora oggi, il punto di riferimento principale per le persone e i familiari di fronte al problema della malattia inguaribile rimane il medico di famiglia. Rispetto alla rilevazione precedente gli intervistati hanno però citato nuove fonti di informazione: gli hospice e gli istituti di ricerca (2%), i medici palliativisti (2%) e Internet (1,4%).

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