Sanihelp.it – Un quarto di morti in meno ogni anno fra gli oltre un milione 200mila pazienti del nostro Paese e una riduzione del 26% dei ricoveri ospedalieri: la lotta allo scompenso cardiaco acquista oggi una nuova, potentissima, arma. È l’ivabradina, una molecola innovativa, frutto della ricerca italiana, che agisce in maniera specifica per ridurre i battiti del cuore e cambierà radicalmente la storia di questa malattia.
Ivabradina è una molecola antischemica immediatamente disponibile, utilizzata in pazienti con angina e per prevenire eventi coronarici. Secondo i risultati dello studio SHIFT, il più ampio studio al mondo mai condotto sullo scompenso, che ha coinvolto 6.500 persone in 37 paesi, Italia compresa, che soffrivano di questa patologia in grado moderato o severo, la molecola agisce riducendo la frequenza cardiaca, un fattore di rischio poco conosciuto ma importante al pari di ipertensione, colesterolo alto, fumo e sovrappeso. Inoltre permette una migliore ossigenazione del cuore quando è sottoposto a uno sforzo.
I risultati dello studio sono stati presentati al Congresso Europeo di Cardiologia (ESC) di Stoccolma.
Lo scompenso cardiaco è una malattia estremamente diffusa; fra le principali cause, l’infarto, ma anche un’ipertensione trascurata. Sempre più frequenti i malati in età lavorativa, nel 30% dei casi colpisce ultra 65enni. In Italia la spesa totale per lo scompenso assorbe l’1,4% della spesa sanitaria nazionale. Dal 2003 rappresenta la prima causa di ospedalizzazione nel nostro Paese (dopo il parto naturale), con 200.000 ricoveri all’anno, in costante aumento (per il 2010 ne sono stimati oltre 230.000). Ma purtroppo l’8% muore durante la prima degenza, il 15% a un semestre dalla dimissione e il 16% dopo 12 mesi.