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Malati di reni: cuore a rischio 10 volte di più

Sanihelp.it – Secondo lo studio Carhes, frutto della collaborazione tra la SIN – Società italiana di nefrologia, l’Istituto Superiore di Sanità e l’Associazione Nazionale Medici Cardiologici Ospedalieri (ANMCO), l’8% della popolazione italiana, uomini e donne, ha un qualche danno renale cronico. Di questo 8% totale, il 5% ha una forma iniziale e il 3% una forma più avanzata.


Una volta diagnosticata un'insufficienza renale cronica, la prognosi a cinque anni è severa: sopravvive infatti, rispetto alla popolazione generale, solo il 55% dei pazienti in dialisi. Esiste inoltre una stretta correlazione tra rene e cuore: un rene che funziona male compromette anche il funzionamento del cuore.

Si stima che un soggetto con il 40% della funzione renale ha un rischio di incidenti cardiovascolari 10 volte maggiore rispetto a un soggetto con normale funzione renale. I soggetti anziani, obesi e ipertesi con danno renale cronico presentano un rischio cardiovascolare ancora maggiore.

La SIN, in collaborazione con SIMG, Società Italiana di Medicina Generale, ha realizzato, a partire dal 2003, uno studio su 70.000 pazienti che avevano eseguito indagini sulla funzione dei reni. È emerso che se si ha un danno renale, più si è giovani più alto è il rischio di finire in dialisi. Gli anziani con danno renale hanno invece maggiore probabilità di morire per complicanze cardiache associate al malfunzionamento dei reni.

La SIN ha inoltre creato un registro nazionale dei malati affetti da malattia renale cronica ma non ancora in dialisi. I malati, curati nei diversi ambulatori di nefrologia italiani, hanno reagito bene alle cure mediche. Negli ultimi sette anni i principali fattori di rischio, ovvero pressione arteriosa, colesterolo LDL, proteinuria e ipertrofia ventricolare sinistra sono diminuiti perché tenuti sotto controllo medico.

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