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Fantasie di suicidio

Il male di vivere

Sanihelp.it – Agli adolescenti non piace subire passivamente le decisioni altrui, come del resto può essere vista la morte, e in alcuni casi viene pensata in modo attivo immaginando come si possa morire. Come ci spiegano Manuela Giago e Valentina Cozzutto, psicologhe del Centro Acacia di Monza, i ragazzi più tristi hanno maggiore familiarità con questi tipi di pensieri e pensandoci troppo la fantasia di suicidio viene come addomesticata e concretizzata. Si trovano in questa situazione perché si sentono in lutto dalla loro infanzia e quindi più precisamente dalle certezze e dalla spensieratezza che quella fase della vita gli procurava.


In alcuni casi non desiderano creare legami solidi per il timore di poter nuovamente perdere qualcosa di importante e in questo momento non sarebbero in grado di sopportare un ulteriore dolore. Mantengono abitudini e si oppongono a un processo naturale di cambiamento e di trasformazione.

L’adolescente cerca di fronteggiare il senso depressivo mettendo in atto il suicidio, l’abuso di sostanze pesanti, agiti delinquenziali.

G.V. Charmet sostiene che la depressione consiste nella devastante esperienza psichica di aver smarrito la capacità di amare: non è più possibile amare le persone, il lavoro, il proprio corpo, il tempo, la casa, gli amici, la famiglia; tutto appare lontano e indifferente, si ha disinteresse per tutto e si crede di non poter realizzare nulla.

Per un adolescente questa situazione è maggiormente pesante perché va in contrasto con la normale richiesta evolutiva della trasformazione (caratteristica di questa fase di vita) e ciò va a discapito della ricerca e affermazione della propria identità. È importante sostenere l’adolescente creando un contesto ambientale favorevole al suo cambiamento e al suo lasciare la vita precedente dell’infanzia; occorre essere adulti coerenti e fiduciosi nella propria autonomia (dando anche gli strumenti adeguati per sperimentare questa autonomia), dando il permesso ai ragazzi di crescere e distinguersi dalla figura genitoriale, valorizzando le nuove identificazioni con il gruppo dei pari.

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