Sanihelp.it – La degenerazione maculare legata all’età e la retinopatia diabetica sono tra le principali cause di ipovisione e cecità legale nei paesi industrializzati. La Commissione Nazionale per la Prevenzione della Cecità si sta muovendo per l’implementazione di un Piano Nazionale di prevenzione della cecità e dell’ipovisione, con l’obiettivo di raccogliere i primi dati su queste menomazioni.
Negli ultimi anni si è registrato un notevole incremento delle malattie degenerative della retina, in parte a causa dell’invecchiamento della popolazione, in parte perché connesso a patologie come la retinopatia diabetica, una complicanza del diabete che colpisce una fetta importante della popolazione.
Ogni anno in Italia sono circa 20.000 i nuovi casi di degenerazione maculare neovascolare legata all’età (AMD). Oggi c’è scarsa attenzione verso l’ipovisone, che tuttavia è in crescente aumento. Queste patologie impediscono all’individuo che ne è affetto lo svolgimento della sua attività di vita sociale e lavorativa e il perseguimento delle sue più basilari esigenze di vita.
Ranibizumab, frammento di un anticorpo umanizzato ideato per bloccare le forme biologicamente attive del fattore di crescita vascolare endoteliale (VEGF-A) è un trattamento di comprovata efficacia e sicurezza, sia nella degenerazione maculare neovascolare legata all’età che nella diminuzione visiva causata dall’edema maculare diabetico.
Esiste un’ampia letteratura scientifica che dimostra come i pazienti affetti da AMD trattati con questo farmaco hanno presentato un miglioramento duraturo della visione. Incominciano inoltre a emergere i primi dati raccolti a livello internazionale che dimostrano come l’utilizzo dei farmaci anti-VEGF ha portato a una riduzione del 50% dei casi di cecità legale in pazienti con età superiore ai 50 anni.
Uno studio clinico ne ha dimostrato la superiorità rispetto alla terapia laser, l’attuale terapia di riferimento. Infine, i benefici di ranibizumab sono anche legati alla possibilità di personalizzare la terapia.