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Animali in casa: quali pericoli per i bimbi?

Sanihelp.itI benefici che la presenza di un animale in casa apporta a un bambino spesso si scontrano con le mille perplessità dei genitori circa i pericoli di questa convivenza. Vediamo di sfatare alcune paure di mamma e papà e di riportare le altre alla giusta dimensione.


ZOONOSI. La paura che l’animale possa attaccare al bambino una malattia infettiva è uno di quei timori che vanno assolutamente smentiti. «Le elementari regole di igiene sono sufficienti a eliminare questa possibilità», rassicura Luisa Cornegliani, medico veterinario. «I cani e i gatti che vivono in casa, se seguono un’alimentazione bilanciata e vengono regolarmente controllati dal veterinario e trattati con un antiparassitario ad ampio spettro molto raramente corrono rischi per se stessi e per l’uomo. Infatti spesso micosi ed ectoparassitosi vengono portate in casa proprio da noi umani, specialmente dai bambini che frequentano comunità come scuole, piscine e palestre, dove i pericoli di infezioni sono sempre dietro l’angolo. Specialmente per le micosi, il gatto (più raramente il cane), tramite il pelo, fa da facile amplificatore e vettore della malattia e la trasmette all’uomo, creando un circolo vizioso».

ALLERGIE. Non è ancora ben chiaro il rapporto tra animale domestico e allergie. Alcune ricerche sembrano dimostrare che le possibilità di contrarle si riducono nei bambini che nel primo anno di vita hanno vissuto a contatto con un animale domestico, «ma ancora non c’è niente di definitivo al riguardo», sottolinea la dottoressa Cornegliani. «Se il bimbo manifesta una sintomatologia simil-allergica bisogna rivolgersi a un allergologo: spesso infatti non è la bestiola il colpevole, ma la polvere di casa, oppure altri allergeni che poi conducono all’asma. Per casi lievi (di allergia al pelo e alle scaglie degli animali) si può provare a ricorrere a dei prodotti specifici che contrastano la dispersione nell’ambiente degli allergeni (scaglie e forfora) presenti sul pelo del gatto o del cane, da vaporizzare direttamente sull’animale. Ma se l’allergia è grave, può valere la pena allontanare l’animale, almeno finché il bimbo non cresce. Se infatti è vero che da un’allergia non si guarisce, è altrettanto vero che la situazione può migliorare, spontaneamente o con la terapia, inoltre col tempo il sistema immunitario del piccolo cambia (per lo stesso motivo, però, un bambino non allergico può diventarlo crescendo)».

AGGRESSIONI. Questa è senza dubbio un’ansia comprensibile e legittima. A questo riguardo bisogna precisare che non ci sono cani più cattivi di altri, ma solo cani meno adatti di altri a convivere con i bambini perché selezionati dall’uomo per sviluppare al massimo la combattività, la vigilanza o la territorialità per compiti precisi. Ci sono poi cani con problemi comportamentali dovuti a una mancata socializzazione con l’uomo o a un addestramento sbagliato. 
Quando avviene un’aggressione a scattare sono sempre gli stessi meccanismi, legati per lo più alla paura del cane per un’incomprensione con il bambino o un gesto involontario o imprudente (questo può valere anche per il gatto).
Sta ai genitori scegliere il cane giusto per mole, per caratteristiche somatiche, carattere e educazione, e sta sempre a loro vigilare sul rapporto cane-bambino, specie nella fase più delicata che va dagli otto mesi ai tre anni. Lasciarsi consigliare ad addestratori, allevatori e veterinari competenti è la cosa migliore. 
 

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