Sanihelp.it – Sono oltre 50 milioni gli uomini che, nel mondo, si sono sottoposti a sterilizzazione volontaria. Quindici milioni solo negli Stati Uniti dove, dal 1994, si effettuano circa 500mila interventi ogni anno di vasectomia volontaria. Il Regno Unito è l’unico Paese dove la percentuale degli uomini che hanno scelto la vasectomia come metodo contraccettivo ha superato quella delle donne che, dal 1996, è calata del 30%. La Nuova Zelanda, con il 44% degli uomini tra i 40 e i 74 anni di età che ha scelto la vasectomia come metodo contraccettivo, è lo Stato con la maggiore percentuale di maschi che hanno afferrato questa possibilità. In media, in Europa, circa il 15% degli uomini di età compresa tra i 40 e i 74 anni ha optato per questo metodo contraccettivo, soprattutto nel Nord Europa.
E l’Italia? Nonostante l’orientamento giurisprudenziale appaia volto a ritenere pienamente lecita la sterilizzazione consensuale a fini contraccettivi e a non sanzionare il sanitario che la pratica, le perplessità degli andrologi italiani sono ancora molte e ciò si riflette sul numero esiguo di interventi.
Italia fanalino di coda dunque, e non solo in Europa. Secondo stime della Società italiana di andrologia (Sia), dal 1999 al 2003, in Italia, sono stati effettuati 1.145 interventi di vasectomia coperti dal Servizio sanitario nazionale (Ssn), ma solo 400 di questi sono stati classificati come interventi di sterilizzazione maschile. Una percentuale, rispetto agli Stati Uniti, inferiore allo 0,1%.
Da parte sua il Ssn, che riconosce la legatura tubarica delle donne con finalità contraccettive, non si è ancora pronunciato in maniera definitiva sulla vasectomia volontaria per gli uomini. Un intervento non complicato: richiede un ricovero in day hospital, un’operazione in anestesia locale e due giorni di convalescenza. L’analisi pubblicata dalla Sia sancisce che spetterebbe al Servizio sanitario nazionale farsi carico delle spese sanitarie relative all’intervento di sterilizzazione chirurgica maschile.