Sanihelp.it – Qual è la prima cosa che vi viene in mente pensando alla Svizzera? La precisione degli orologi a cucù, l’eccellenza del cioccolato, la tradizione dei formaggi a buchi? Oppure l’algida accoglienza dei suoi abitanti, cortesi, per bene ma un po’ chiusi tra le loro montagne? Ecco, una recentissima ricerca ha confermato la considerazione positiva di cui godono i prodotti svizzeri in Italia ma abbattuto un po’ gli stereotipi negativi che hanno caratterizzato per molto tempo l’immagine dei nostri vicini di casa.
L’indagine è stata condotta a gennaio 2009 da Astra Ricerche, su incarico di Switzerland Cheese Marketing Italia, su oltre 45 milioni di italiani con lo scopo di analizzare la profonda trasformazione recente dell’immagine della Svizzera in Italia. Una conferma per alcuni versi e una sorpresa per altri, dimostrate dal sempre crescente turismo: ogni anno circa 14 milioni di italiani scelgono la Svizzera per soggiorni più o meno lunghi, anche solo per una notte a Lugano.
Nel complesso, lo Stato elvetico è noto al 98.7% degli italiani. 1.6 milioni sono fortissimi conoscitori della Svizzera, in quanto vi vivono attualmente o vi si recano spesso, soprattutto per motivi connessi alla cultura e al piacere: turismo, sport, shopping ecc. Circa un italiano su tre è stato in Svizzera nell’ultimo anno (quasi otto milioni) e ha potuto dunque toccare con mano e riportare quanto raccontato dalla ricerca.
Da un lato, di questo Paese è apprezzato il paesaggio naturale, caratterizzato da montagne, colline e laghi bellissimi (per il 97%), con grande rispetto della natura. Poi si presenta come pulito e ordinato, efficiente e ben organizzato. Siamo di fronte a un Paese che gli italiani giudicano evoluto e civile, pacifico e neutrale, esempio di serena e fluida convivenza tra culture diverse.
Di più: la Svizzera coniuga con equilibrio modernità (85%) e amore per le proprie tradizioni (78%).Uno dei suoi punti di forza è il popolo serio, affidabile, preciso, indipendente e laborioso. L’economia del Paese è reputata solida, con vere e proprie eccellenze in alcune: ai primi posti la cioccolata (98%), gli orologi (97%) e i formaggi (89%), seguiti da referenze molto diverse, che testimoniano l’immagine di un’economia molto variegata: dalle banche alle caramelle, dai farmaci ai cosmetici fino al piccolo artigianato ecc.
Dall’altro lato, la Svizzera è patria di nuovi prodotti di grande successo (90%: gli orologi Swatch sono l’esempio più citato); è diventata un Paese più ospitale, aperto al mondo e vivace. Il risultato è che – a detta dei nostri connazionali – essa è sempre più amata dagli italiani (66%).
Per quanto riguarda i formaggi svizzeri, gli italiani sembrano apprezzarli molto: l’89% degli intervistati si definisce grande appassionato, il 78% li consuma più o meno spesso. Il leader assoluto è l’Emmentaler, noto al 93%, seguito dal Gruyere e quindi – a maggior distanza – dallo Sbrinz, dalla Raclette, dall’Appenzeller, dal Tilsiter, dal Tête de Moine, dal Vacherin Mont-d’Or e altri. Nell’insieme, sono quasi tre i formaggi svizzeri conosciuti pro capite.
La frequenza di consumo personale o di utilizzo per la preparazione di piatti è di quasi tre volte al mese, e il preferito è sempre il caratteristico formaggio a buchi.
Il formaggio svizzero viene quasi sempre consumato da solo, eventualmente con pane e in toast o piadine, in qualunque momento della giornata. Segue l’uso come secondo piatto e poi nella preparazione di primi piatti e di focacce, pizze, torte salate. La Raclette, poi, fa storia a sé essendo considerata la base dell’omonimo piatto tipicamente svizzero.
Due le riserve più diffuse: i prezzi troppo elevati e il fatto che non si trovano facilmente, specialmente al Centro Italia.
Per il resto, le valutazioni sono straordinarie: il 95% li ritiene espressione di una lunga e famosa tradizione, il 94% di qualità ottima, il 93% originali e tipici. Le caratteristiche organolettiche risultano assai vantate: l’ottima consistenza dal 92%, l’eccellente sapore dall’88%, gli apprezzabili profumi dall’84%.
I formaggi elvetici piacciono a tutti: uomini e donne, anziani e giovani; ben l’85% li reputa adatti ai bambini e agli adolescenti (malgrado siano in genere prodotti a pasta non molle e piuttosto sapidi).
In anni di particolare preoccupazione per la sicurezza alimentare è confortante che il 76% li consideri privi di ogni rischio, nel mentre ben il 42% sa che taluni di essi – a partire dall’Emmentaler e dal Gruyere – sono adatti a chi è intollerante al lattosio.
Certo, vi sono pure delle ombre in questo quadro per molti versi luminoso: il clima troppo rigido del Paese, i prezzi elevati, l’eccesso di regole, il segreto bancario che favorisce il riciclaggio di capitali sporchi. Altri e più consistenti minus riguardano la gente: il 36% la considera ancora fredda, troppo schiva, a volte noiosa. Il 29% degli intervistati parla di crescita dell’intolleranza, della xenofobia e del razzismo.
Ma la rivalutazione c’è stata ed è avvertita da molti: ben il 65% degli italiani reputa che questo Paese e il suo popolo siano comunque assai migliorati a partire dagli anni ’90.