Sanihelp.it – Nessia Laniado, esperta in terapia della famiglia, nel suo libro Perché piange? (Red edizioni) prova a tracciare una piccola guida per comprendere i diversi pianti del neonato. Il pianto è il mezzo di comunicazione che i bambini utilizzano per manifestare una necessità, i pianti non sono però tutti uguali, con un po' di pazienza e attenzione è possibile capirne i differenti toni e associarne i bisogni specifici. Il tempo e il rapporto che si instaura tra mamma e figlio consentiranno con più facilità di capire cosa si cela dietro gli strilli del piccolo di casa.
Il pianto da fame
Inizia in maniera flebile e in modo aritmico, poi aumenta diventando sempre più intenso e ritmato. Nei primi mesi di vita del bebè, soprattutto se si allatta al seno è importante assecondare le richieste del bambino con una certa elasticità; solo in questo modo il latte si modificherà in base alle sue esigenze in qualità e quantità. Se il bambino piange molto e manifesta il desiderio di attaccarsi al seno, occorre valutare se succhia a sufficienza e bene, in alcuni casi i bambini sono così frenetici che succhiano più aria che latte. Attenzione a non prenderlo in braccio e offrirgli il seno ogni volta che piange: il bambino rischia di abituarsi a questa risposta dall'ambiente, anche se magari ha bisogno di altro.
Il pianto da disagio
Come il pianto da fame inizia flebilmente e rimane debole, a tal punto che i genitori non si sentono costretti a intervenire per risolvere la situazione. Il bambino potrebbe avere freddo o caldo o essere infastidito dal pannolino bagnato, tende a dimenarsi come se volesse liberarsi da qualcosa.
Il pianto durante la poppata
Soprattutto nelle fasi iniziali dell'allattamento, non è raro che il bambino scoppi in pianto durante la poppata. La mamma pensa in genere di non avere abbastanza latte, in realtà è il contrario: il latte è molto e quando il bambino si attacca il flusso in arrivo è molto consistente, tale da farlo staccare; il bambino si innervosisce e diventa rosso. Per superare l'inconveniente, la mamma può spremere un po' di latte prima di attaccare il bimbo al seno. In alcuni casi può anche essere sintomo di coliche gassose.
Il pianto da dolore
Improvviso e lacerante, come quello di un adulto in preda a dolore; al primo urlo può seguire una pausa, come se il bambino dovesse riprendere fiato. In un secondo momento, lo sfinimento può trasformare l'urlo in lamento.
Il pianto da malattia
Pianto debole e lamentoso.
Il pianto da frustrazione
Pianto dal tono irritato, nasce dalla difficoltà a fare qualcosa: mettere le mani in bocca, muoversi, afferrare qualcosa. Il bebè infatti non ha ancora controllo sui movimenti di mani e braccia.
Il pianto da eccesso di stimolazione
Può capitare in quelle occasioni in cui il bambino percepisce troppa confusione intorno a lui: stanza affollata di parenti e amici che gli si rivolgono e cercano di conquistarne l'attenzione con parole, canzoncine, giochini, sonagli, carezze e baci. Il bambino può reagire all'eccesso di stimolazione chiudendo gli occhi e iniziando a piangere: desidera tranquillità.
Il pianto da solitudine
Piagnucolio ritmico che si placa solo quando un adulto lo raggiunge e lo coccola, rassicurandolo. Può capitare che il bambino si addrmenti e si svegli piangendo: può darsi senta la mancanza del calore materno e si senta solo.
Il pianto da paura
Può capitare quando il bambino si trova tra le braccia di persone che non conosce bene, vuole allontanarsi e si dimena. Va ripreso in braccio da uno dei genitori e tranquillizzato.
Il pianto da stanchezza
Il bambino quando è stanco diminuisce le sue attività, perde interesse in ciò che lo circonda, sbadiglia e si imbambola. Piange perché ha bisogno di dormire.
Il pianto da vivacità intellettiva
Il pianto è anche segno di vivacità intellettiva e di attenzione all'ambiente. Ogni tanto il bebè può reagire ai numerosi stimoli ambientali con il pianto, che non deve però allarmare.