Sanihelp.it – L'aggressività e un istinto naturale che si manifesta già alla nascita, come stimolo ad agire per venire alla luce. Da questa energia il neonato attinge per qualsiasi movimento volontario e involontario; è un impulso per acquisire esperienza, imparare cose nuove, difendersi dai pericoli, spiega la psicoterapeuta Masal Pas Bagdadi nel suo Dizionario affettivo (Giunti).
Nei primi giorni di vita la forza del neonato è tutta concentrata nella suzione, crescendo, la sua vitalità si estende anche al resto del copro: muove braccia e gambe, inarca la schiena, regge la testa da solo. Il bambino inizia poi a interagire con le persone e a usare gli oggetti in maniera intenzionale. Dai sei ai dieci mesi sperimenta la sua capacità di afferrare degli oggetti e gettarli a terra ed è attirato in maniera irrefrenabile da tutto ciò che le persone indossano, a partire dai capelli. Collane, occhiali, orecchini, cerniere, bottoni: il bambino punta l'oggetto che catalizza la sua attenzione e inizia a tirare. Non è insolito poi che morda mamma o papà.
Fino al compimento del primo anno di età, il piccolo agisce in maniera istintiva e sembra soddisfatto quando un coetaneo, cui ha tirato magari i capelli, piange. Questa fase è transitoria, intorno all'anno e mezzo, in coincidenza con l'inizio del controllo sfinterico, il bambino inizia a comprendere che se tira i capelli o morde può fare male.
Quasi sempre però gli adulti danno una connotazione negativa all'aggressività; l'istinto aggressivo invece non è buono o cattivo di per sè, ma è fondamentale l'intervento educativo per far crescere la consapevolezza e trasformare la parte distruttiva in forme creative. L'io che deve mediare tra la sua parte distruttiva e quella creativa ha il compito di incanalare la violenza per adeguarsi alle regole del vivere civile. Spesso gli adulti si accorgono dell'aggressività nei bambini solo quando mostrano la parte negativa (picchiano gli altri, mordono, lanciano gli oggetti, tirano i capelli). Per educarli a non fare del male occorre conocedere loro del tempo per sperimentare e governare il proprio impulso, a partire dalla più tenera età.
Il bambino tra i nove mesi e l'anno tenderà a mordere la mano della mamma, non sapendo di provocarle dolore. Nel momento in cui questo dolore si manifesta a parole e con l'espressione del volto, il bambino (ripetendo questa esperienza più volte) imparerà a controllare il suo istinto e a mordicchiare la mamma per gioco, senza farle più male.
L'educazione ha il compito di far fluire l'energia aggressiva in modo positivo nella vita di ogni giorno, sia in famiglia sia tra coetanei. L'aggressività va identificata ma non giudicata negativamente, il bambino per conoscersi dovrà sperimentare tutte le sue capacità, anche quelle distruttive, altrimenti non potrà scoprire e dosare la sua forza.
Gli adulti non dovrebbero inibire l'aggressività appena si manifesta, ma è necessario fermare il bambino nel momento in cui esagera rischiando di fare del male a sè o ad altri. Attenzione ai rimproveri: evitate frasi del tipo “Sei cattivo!” o “Sei brutto!”, il bambino in questo modo rischia di confondere le sue azioni con un giudizio sulla sua persona.