Sanihelp.it – Quando un giovane manifesta problemi in ambito scolastico, è naturale che un genitore si preoccupi: ma è fondamentale che, prima di agire, si ponga alcuni interrogativi, cercando di comprendere cosa sta accadendo e di inserire questo disagio all’interno di una cornice di senso coerente e utile. I consigli della dottoressa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta a Roma.
Come primo step, è fondamentale domandarsi se il ragazzo manifesti per la prima volta difficoltà scolastiche o se quelle attuali non siano altro che la prosecuzione delle difficoltà già emerse nei precedenti cicli scolastici. In seguito, bisogna capire se il disagio scolastico è un segnale isolato, o se ci sono altri ambiti di vita in cui il giovane si trova in difficoltà.
Se le difficoltà a scuola si sono già presentate in passato, sarebbe importante rifletterci facendo anche dei paragoni tra gli antichi problemi e quelli nuovi: quando i problemi sono persistenti (come nel caso di un ritardo cognitivo, per esempio, o di episodi aggressivi), di solito si tratta di condizioni che sono state già osservate e notate dagli insegnanti delle scuole precedenti, situazioni non certo piacevoli che a volte sarebbe preferibile non vedere. Purtroppo, quando si agisce in questo modo, si rischia solo di rimandare la resa dei conti e trovarsi poi con un problema presente più pressante e complesso di prima.
Se invece è la prima volta che il ragazzo manifesta delle difficoltà, è importante capire quali sono le cause di questo tipo di reazioni: tali reazioni potrebbero anche essere transitorie, legate a una specifica fase di vita, quindi non eccessivamente preoccupanti. Di solito, durante l’adolescenza, i genitori non vengono vissuti dai figli come i confidenti ideali e spesso i giovani, come è naturale, preferiscono confidarsi con loro coetanei o con figure più o meno lontante da quelle genitoriali. Ciò che più conta non è che il ragazzo racconti tutto a mamma e papà, quanto che possa trovare nell’appoggio che sceglie un porto sicuro, affidabile, che gli permetta di portare alla luce paura, imbarazzo, senso di colpa e quant’altro.
Non dimentichiamo, inoltre, che ogni membro di una famiglia è, in quanto tale, uno degli attori principali della scena: se negli ultimi tempi ci sono stati avvenimenti che hanno turbato la quiete familiare (perdita del lavoro, divorzio, morte o malattia di un caro), è anche possibile che il giovane ne abbia risentito e manifesti in questa modalità la sofferenza che porta dentro.
Come figli, poi, siamo oggetto di investimenti da parte dei nostri genitori: alcune scelte scolastiche vengono attuate anche in base alle aspettative genitoriali (o al loro passato), aspetti non sempre dichiarati né completamente consapevoli. In alcuni casi, questi elementi proiettati sui figli possono essere vissuti dai giovani come intrusivi e impositivi.