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Malattia renale: migliora la diagnosi di origine

Sanihelp.it – Fino a oggi, nel 45% dei malati che arrivavano alla dialisi non si poteva determinare la malattia causale, che nel tempo li ha condotti al trattamento dialitico: nel 22% dei soggetti perché l’insufficienza renale veniva diagnosticata in una fase troppo tardiva, in un altro 23% la diagnosi era generica di malattia vascolare renale ipertensiva, ma spesso originata da un danno renale precedente passato inosservato.


Se questo limite della diagnosi poteva essere accettabile per anziani, non lo è per i soggetti giovani e fino a 60 anni senza comorbilità significative. Per superare questo gap diagnostico prende il via il Progetto SIN n.1 del 2010-2012, un percorso diagnostico assistenziale che prevede un’ampia sinergia con il medico di medicina generale e si basa sulle nuove linee guida, disponibili dal gennaio 2012 per l’identificazione, prevenzione e gestione della malattia renale cronica prodotte e elaborate in collaborazione fra l’Istituto Superiore di Sanità e la Società Italiana di Nefrologia con altre 12 Società Scientifiche.

I medici di famiglia sono il punto cardine per l’identificazione precoce di sintomi molto sfumati ed esami alterati spesso senza corrispettivo clinico di malessere, per evitare o ritardare la dialisi, ma anche la scelta di un adeguato iter di approfondimento diagnostico per malati a rischio. Il network nefrologo-medico di medicina generale comprende anche collazioni con diabetologi, cardiologi e geriatri.

Per ogni anno di dialisi risparmiato a un malato perché trattato con terapia medica conservativa, si risparmiano più di 50.000 euro. Considerando che ogni anno 9.000 persone entrano in dialisi, se si riuscisse a rallentarne l’ingresso in dialisi di un anno si avrebbe un risparmio globale di circa 450 milioni di euro.

In Italia sono circa 13 milioni i cittadini che soffrono di patologie renali. Di questi circa 5 milioni hanno una riduzione significativa della funzione renale. Attualmente sono in dialisi 45mila soggetti, mentre 10 anni fa erano 37mila, con una crescita del 22%. Sono portatori di trapianto di reni 17.000 soggetti, mentre nel 2000 erano 9.500, con una crescita del 78,9%. Cresce in particolare il trapianto di rene da vivente: più 13% rispetto allo scorso anno in base ai dati del Centro Nazionale trapianti.

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