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Celiachia: studio italiano disegna una nuova mappa mondiale

Sanihelp.it – La celiachia è sempre stata circoscritta alle aree geografiche in cui i cereali contenenti glutine erano l’alimento base. The New Epidemiology of Celiac Disease, recente studio a firma italiana fotografa invece un cambiamento geografico nei modelli di distribuzione della malattia.
 
In Europa e Stati Uniti, studi epidemiologici hanno evidenziato una frequenza media della malattia celiaca nella popolazione generale di circa l’1% e osservato come negli ultimi 25 anni l’incidenza sia aumentata di 5 volte, soprattutto nei bambini. 
 
I dati epidemiologici a disposizione della comunità scientifica tengono però conto solo del numero di celiaci diagnosticati clinicamente o tramite screening sierologici di un campione di popolazione ed escludono il cosiddetto icerberg celiaco di individui non diagnosticati.


Il rapporto tra casi diagnosticati e non diagnosticati è ancora di 1:03 – 1:05 e per questo sarebbe opportuno uno screening più attento dei soggetti potenzialmente a rischio.

Dovrebbero essere sempre testati i parenti di primo grado dei celiaci, i soggetti colpiti da altre malattie autoimmuni, le persone con sindrome dell’intestino irritabile o con una sintomatologia che potrebbe suggerire la presenza di celiachia.
 
L’epidemiologia della celiachia è stata studiata anche in Paesi popolati da individui di origine europea e in cui si consuma molto frumento, come il Nord Africa e il Medio Oriente. In queste zone si assiste a un’analogia con la realtà europea e americana.

Tuttavia il tasso di diagnosi è molto basso a causa sia della scarsa disponibilità di servizi diagnostici che di una bassa consapevolezza della malattia.
 
L’epidemiologia dell’area Asia-Pacifico è ancora per lo più limitata e confinata nella cosiddetta cintura celiaca, l’area settentrionale dell’India, dove la celiachia viene riconosciuta sia nella popolazione adulta che in quella pediatrica: 5-8 milioni è il numero di celiaci stimato da una task force indiana.

Di questo grande bacino di popolazione potenzialmente celiaca solo una piccola percentuale è stata finora diagnosticata. La presenza della celiachia nell’area settentrionale dell’India può essere in parte spiegata con l’inizio della coltivazione di grano al posto del riso nel Nord del Paese.
 
L’aumento della prevalenza della celiachia può essere in parte attribuito al miglioramento delle tecniche diagnostiche e a una maggiore consapevolezza della malattia.

Tuttavia è verosimile supporre che un significativo cambiamento nelle abitudini di dieta e le componenti ambientali giochino un forte ruolo: variazioni della quantità e qualità di glutine ingerito, cambiamenti in agricoltura, spettro delle infezioni intestinali e  soprattutto nuovi modelli di alimentazione infantile.
 
Recenti studi, tutt’ora in corso, suggerivano che la graduale introduzione del glutine, dai 4 mesi d’età, in piccole quantità durante l'allattamento proteggesse in parte dallainsorgenza di una celiachia. Tuttavia il dibattito è ancora aperto. 

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