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Botulismo alimentare e infantile: come distinguerli

Sanihelp.it – Ogni anno in Italia si registrano circa 20-30 nuovi casi di intossicazione botulinica. Spossatezza, disturbi gastrointestinali, difficoltà a deglutire, disturbi oculari sono i sintomi di una patologia rara, e a volte letale.


Sotto accusa la scorretta preparazione e/o conservazione di alimenti: alcune procedure, infatti, non forniscono sufficiente garanzia di sterilità per la conserva, che rischia di alterarsi e diventare pericolosa per la salute. Il monito arriva dal 17° congresso nazionale della Società italiana di tossicologia.

Secondo una recente indagine condotta dal Centro antiveleni di Pavia, nel 93% dei casi l’alimento è prodotto a domicilio, il 77% riguarda l’ingestione di alimenti di origine vegetale, oltre il 16% di pesce sott’olio e il 6,9% il consumo a base di carne, mentre quasi il 5% è di derivazione industriale.

All’arrivo in Pronto Soccorso il sintomo più comune è la disfagia (55,1%) seguita dai sintomi oculari. I disturbi neurologici possono progredire interessando la deglutizione e l’articolazione della parola e, nei casi più gravi, la muscolatura degli arti e la respirazione.

Responsabile una tossina prodotta dal batterio Clostridium botulinum che, raggiungendo le terminazioni del sistema nervoso, può manifestare i sintomi già 12 ore dopo l’ingestione del cibo. Solo il precoce riconoscimento dei sintomi può consentire il trattamento antidotico per evitare l’evoluzione verso l’insufficienza respiratoria. 

Differente dal botulismo alimentare è il botulismo infantile, una malattia rara che colpisce i lattanti al di sotto di un anno di età e la cui causa è da ricercare nella colonizzazione intestinale da parte del Clostridium botulinum.

Costipazione, difficoltà di suzione, pianto flebile, alterazione dell’espressione del volto e letargia rappresentano i campanelli d’allarme. Inoltre, alcune condizioni quali l’alterazione della flora intestinale, l’esposizione ad ambienti polverosi o il consumo di miele rappresentano i fattori di rischio.


In questi casi, la difficoltà di suzione del bambino viene avvertita dalle madri anche per la comparsa di tensione, ingorgo mammario e dolore: è opportuno non sottovalutare la comparsa di questo sintomo e recarsi al Pronto Soccorso più vicino. Solo intervenendo tempestivamente, infatti, è possibile impedire alla patologia di evolvere verso il coma e l’arresto respiratorio. 

Il trattamento dei sintomi comprende il supporto respiratorio e il trattamento antidotico. Per la cura della malattia non è utile, invece, la somministrazione di antibiotici che può essere però necessaria per il trattamento delle eventuali complicanze.

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FonteSitox

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