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Fo.S.A.N. : via libera al decaffeinato per i deboli di cuore

Sanihelp.it – La comunità scientifica italiana prende le distanze dal poster di Robert Superko presentato al recente congresso dell’American Heart Association, secondo cui l’assunzione di caffè decaffeinato è direttamente collegata all’aumento del colesterolo cattivo (LDL), e viene quindi vista come fattore di rischio per l’apparato cardiovascolare.


«Nella denuncia di Superko», afferma Amleto d’Amicis, Direttore dell’Unità di Documentazione e Informazione Nutrizionale dell’INRAN, «il gruppo su cui è stato testato il decaffeinato è di sole 60 persone sulle totali 180. Poiché negli USA il 70% della popolazione è in sovrappeso, è pensabile che i risultati proclamati siano stati rilevati in soli 20 casi (su 180).

Le HDL2, fattore protettivo, risulterebbero variate solo nel gruppo dei consumatori di dec. Nei soggetti in soprappeso aumenterebbe del 50% e nei normopeso scenderebbero del 30%. Ma non emerge quanti siano quelli in soprappeso.

Inoltre, non vi è alcun riferimento alla dieta consumata dai tre gruppi, essendo questa importante per il profilo lipidemico».

«In attesa dell’eventuale pubblicazione dell’articolo scientifico, il giudizio va sospeso», conclude Gianni Tomassi, presidente della Fo.S.A.N. «Pertanto, in base ai dati disponibili, chi consuma caffè decaffeinato può tranquillamente continuare a farlo».

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