Sanihelp.it – Chiome folte e fluenti sono solo un ricordo per i circa 19 milioni di italiani afflitti da alopecia androgenetica, la più comune forma di calvizie legata a gli ormoni maschili.
Undici milioni di uomini e 6-8 milioni di donne, tante sono le persone colpite, che generalmente iniziano a notare i primi segni del problema intorno ai 20 anni.
La «colpa» è dei genitori: se il papà soffre di questa forma di alopecia, i figli hanno il 50% di possibilità di ereditarla, e il rischio aumenta ancora se a soffrirne è la mamma.
Anche se la perdita dei capelli è da tempo oggetto di battute scherzose, in realtà può provocare pesanti ripercussioni psicologiche, soprattutto per le donne. Non a caso sono queste ultime a rivolgersi maggiormente al medico, ma spesso in ritardo: molte delle persone che soffrono di calvizie tendono infatti a sottovalutare il problema, trascurandone le cure.
Niente di più sbagliato, dicono gli esperti, perché la calvizie si può curare. Due farmaci hanno dimostrato la loro efficacia nel trattamento dellalopecia androgenetica e sono stati autorizzati dal ministero della Salute: finasteride e minoxidil. Ma anche le tecniche di autotrapianto consentono di ottenere un effettivo miglioramento se eseguite quando il quadro clinico è stabile. Altrimenti occorre abbinare l’intervento a una cura, per evitare il diradamento nelle aree vicine al trapianto.