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Disabili in vacanza: diario di un giorno

Inchiesta Disabili in vacanza

Sanihelp.it16 giugno 2007. È una bellissima giornata di sole, in Stazione Centrale a Milano. Mi attende una divertente gita fuori porta, in compagnia di tre simpatiche persone: Serena, fisioterapista affetta da degenerazione maculare dall’età di otto anni, il suo più che decennale compagno Antonio, ipovedente, e una loro amica accompagnatrice, Elisabetta, insegnante di sostegno. Andremo a Lecco per scoprire il livello di preparazione della città all’accoglienza dei turisti disabili.


Ore 9.00. Ci troviamo di fronte alle biglietterie. Serena mi spiega che, se avesse viaggiato sola, avrebbe dovuto attendere l’annuncio del treno all’altoparlante oppure chiedere a un passante il numero di binario del convoglio. Sempre che qualcuno risponda, ammette, perché spesso quando lei si avvicina la gente, intimorita, si allontana.

Ore 9.05. Non dobbiamo acquistare biglietti: con la Carta Blu disabili e accompagnatori viaggiano gratuitamente in tutta la Lombardia.

Ore 9.15. Partiamo. Durante il viaggio Serena mi racconta della sua malattia, che è ereditaria ma salta ben 9 generazioni e che le si è manifestata improvvisamente, mentre si trovava a scuola e stava leggendo. Un interruttore della luce che si spegne. Così, senza preavviso. Poi parliamo dei suoi spostamenti, in bus, treno, metrò e anche in aereo; di cosa funziona in Italia e di cosa invece andrebbe perfezionato.

Ore 9.55. Lecco è nostra. In stazione ci spiegano che arrivare in centro è facile e veloce, anche a piedi. Allora ci dirigiamo, cartina alla mano. Serena mi spiega che quando lei e Antonio viaggiano soli in una città che non conoscono (e ne fanno tanti di viaggi, anche all’estero!), organizzano preventivamente il giro da effettuare, pianificando minuziosamente il percorso e le tappe.

Ore 10.30. Il centro città è affollato, i negozi tutti aperti. Ognuno ha un odore particolare, racconta Serena, che riesce senza difficoltà a riconoscerli uno per uno. Abbigliamento incluso, perché i vestiti nuovi hanno un odore molto caratteristico.

Ore 11.00. Pausa caffè. Serena mi racconta della sua gatta Mirtilla, che l’aiuta a recuperare gli oggetti caduti per terra e poi magari dimenticati, della sua passione per la cucina e per la medicina.


Ore 12.00. Ci incamminiamo verso Villa Manzoni, che si trova in un punto alto della città. Non ci sono cartelli che ne indichino l’ubicazione, così chiediamo a una passante, che ci suggerisce di stare attenti ad attraversare la strada, perché è molto pericolosa. La cosa interessante è che la signora non si accorge che Serena e Antonio sono non-vedenti, quindi l’ammonimento è rivolto a tutti…

Ore 12.15. Entriamo nel Museo, pagando il biglietto ridotto riservato ai disabili. La visita dura circa mezz’ora.

Ore 12.45. Scegliamo un bar in cui pranzare. Elisabetta legge il menu ad Antonio e Serena. È l’occasione per chiacchierare ancora un po’. Serena mi racconta del suo lavoro, che la appassiona molto perché le permette di conoscere molte persone e di affezionarsene. Tante persone, tante vite, tante storie, tanti vissuti. E anche tanto bisogno di consigli e aiuto. Che Serena è ben felice di dare, anche al di là della semplice riabilitazione fisica.

Ore 14.00. La nostra passeggiata è conclusa. Il treno lascia Lecco sbuffando. Da questa giornata ho appreso molto, anche al di là dell’indagine sul turismo italiano. Ho imparato che i vestiti hanno un odore, che si possono cucinare ottimi piatti senza usare la vista, che esistono cene al buio, che si possono riconoscere le persone usando solo l’olfatto, che a volte la vista non serve per orientarsi, e soprattutto che ci sono persone capaci di guardare dentro e oltre le cose, senza saper vedere.

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