Sanihelp.it – Milioni di donne in tutto il mondo soffrono di vaginosi batterica, un disturbo vaginale causato dalla presenza di microbi che aumenta la suscettibilità a infezioni ricorrenti e che, se presente in gravidanza, rende problematica la gestazione mettendo in serio pericolo la vita del feto.
I fattori che predispongono a questa condizione non sono mai stati ben caratterizzati. Ma una recente ricerca (pubblicata sulla rivista Molecular Human Reproduction), cui hanno partecipato la Clinica Ostetrica Ginecologica dell’Ospedale Infantile Burlo Garfolo di Trieste, il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Udine e la Vanderbilt University di Nashville (USA), ha individuato un assetto genico correlato con la maggiore incidenza di vaginosi in donne caucasiche non gravide. La scoperta riguarda la presenza di una variante genica (polimorfismo) nel gene per l’interleuchina-1b, da cui dipende un’alterata produzione di proteine. L’interleuchina è una molecola ad attività pro-infiammatoria che interviene quando si attivano le risposte immunitarie contro agenti patogeni invasori.
Dai risultati ottenuti si può dunque affermare che le vaginosi batteriche possono essere considerate alla stregua di disturbi immunitari. Da queste osservazioni i ricercatori si muoveranno per capire se e in che modo questo polimorfismo facilita le recidive di vaginosi, e quale è il meccanismo che favorisce altre infezioni. Le risposte potranno essere usate per mettere a punto microbicidi vaginali e sostanze immuno-modulanti per prevenire o curare le vaginosi batteriche.