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Pausa pranzo, gli esperti: non fate come il ministro Rotondi

Sanihelp.it – Quasi un italiano su cinque (16,4 %) fa la pausa pranzo sul lavoro portandosi il cibo da casa, per risparmiare tempo e denaro ma anche per garantirsi la qualità dell’alimentazione. È quanto afferma la Coldiretti sulla base della ricerca promossa da Accor Services in collaborazione con l’Unione Europea, con riferimento al dibattito aperto da Gianfranco Rotondi, ministro per l’attuazione del programma di governo, sulla possibilità di evitare la pausa pranzo per lavorare di più.


La pausa pranzo sul lavoro è anche il risultato – afferma la Coldiretti – di una maggiore attenzione alla dieta, come conferma il boom delle insalate pronte il cui consumo è triplicato negli ultimi dieci anni. Dalla ricerca emerge anche che i lavoratori italiani nella pausa pranzo si recano al ristorante o in pizzeria (25,8%), al bar o tavola calda (18,1%) o, se c’è, alla tradizionale mensa aziendale (35,8%) mentre al fast food ci va appena il 2,7% contro l’1,6% dei ristoranti etnici.

Intanto i nutrizionisti, dopo le dichiarazioni del ministro Rotondi, sottolineano come saltare i pasti sia un’abitudine sbagliata e incentivare questo comportamento equivalga a promuovere stili di vita dannosi per la salute.

«Da punto di vista nutrizionale saltare i pasti è quanto di più negativo si possa fare – spiega il nutrizionista Andrea Ghiselli dell’INRAN – Pranzare è importante per ricaricare il fisico, soprattutto quando si lavora: esiste un calo fisiologico dell’attenzione tra le ore 14 e le ore 16, che non è necessariamente legato alla pausa pranzo, ma al ritmo sonno-veglia. Piuttosto, è fondamentale scegliere piatti equilibrati e sani, adeguati al proprio fabbisogno calorico e al proprio dispendio quotidiano di energie».

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