Sanihelp.it – Una ricerca svolta presso l’IRCCS Fondazione Santa Lucia di Roma ha documentato l'effetto positivo dello studio sull'integrità del cervello, sia dal punto di vista strutturale che funzionale, in particolare dell'ippocampo, con vantaggio della memoria. Al grado di istruzione scolastico vanno aggiunte le attività svolte durante l'arco della vita, come il tipo di occupazione lavorativa, l'impegno mentale quotidiano, le attività ricreative: l’insieme ha un effetto protettivo del nostro cervello.
Un’accreditata teoria – quella della riserva neuronale – da tempo sostiene che un individuo maggiormente scolarizzato e con un più alto livello di istruzione, quindi più impegnato mentalmente, è in grado di creare una sorta di riserva cognitiva che protegge il cervello dai danni causati dai processi legati all'invecchiamento, come accade nella malattia di Alzheimer.
Tuttavia, non era stata localizzata con precisione l’area in cui agisce il processo protettivo. Ora la ricerca della Fondazione Santa Lucia, utilizzando la tecnica di risonanza magnetica denominata Diffusion Tensor Imaging (DTI), ha contribuito a fare luce su questi punti.
Per l’indagine sono stati reclutate 150 persone tra i 18 e i 65 anni: quelle con un alto livello di studio hanno mostrano una maggiore compattezza strutturale nell'ippocampo. Tale area del cervello, situata nella parte mediale del lobo temporale, svolge un ruolo fondamentale nei processi di memoria a lungo termine ed è una delle prime strutture a degradarsi durante le fasi iniziali della malattia di Alzheimer.
Il lavoro conferma quello che nel mondo scientifico viene ripetuto da anni: studiare e stimolare la mente allena il cervello e lo mantiene giovane.