Sanihelp.it – Per il 94% dei genitori italiani, i figli sono potenzialmente esposti alla minaccia di comportamenti abusanti o inopportuni degli adulti nei luoghi frequentati abitualmente, mentre 1 minore su 3 è a conoscenza di episodi più o meno gravi subiti da coetanei.
Secondo una ricerca realizzata da Ipsos per Save the children, per quasi 1 adolescente su 2, tra le principali minacce, ci sono la pretesa o l’imposizione di contatti o rapporti fisici indesiderati, tra i luoghi frequentati più a rischio i centri sportivi (40%), la scuola (31%), gli oratori e le parrocchie (29%).
Per i ragazzi, spicca la pretesa o l’imposizione di contatti o rapporti fisici indesiderati, mai accettabile per il 93%, seguita dall’utilizzo di minacce o ricatti per ottenere qualcosa (92%) e dalla discriminazione in base all’etnia e alle origini (91%), mentre l’utilizzo di parole forti o parolacce, così come dare uno scappellotto o strattonare energicamente, rappresentano comportamenti ai quali sembrano essersi abituati: quasi la metà degli intervistati li considera accettabili. Altro segnale rilevante riguarda alcune azioni gravemente discriminatorie, come criticare o ridicolizzare comportamento e aspetto (19%), preferenze sessuali (23%) o fede religiosa (28%).
In testa alla lista dei genitori, c’è invece l’induzione all’utilizzo di sostanze proibite per l’età del ragazzo (92%), come di quelle utilizzate per migliorare la prestazione fisica o mentale (90%), ma viene stigmatizzata anche l’offesa delle origini o dell’etnia (90%), oltre alla pretesa o imposizione di rapporti fisici (90%).
Gran parte dei genitori (95%) e dei figli (87%) ritengono che un caso di abuso più o meno grave vada segnalato, ma 1 genitore su 3 pensa che ci vorrebbero figure a cui rivolgere l’allerta (esigenza riconosciuta anche dal 28% dei ragazzi) o procedure precise (17%).
Purtroppo gli adulti non costituiscono un riferimento valido per quasi 4 ragazzi su 5, con il picco negativo del personale scolastico (solo il 17% dei ragazzi si rivolgerebbe a preside, insegnanti, o psicologo della scuola), ma anche il sacerdote verrebbe informato solo dal 20%, poco meglio per educatori, allenatori o responsabili dei centri sportivi o ricreativi (22%).
L’esigenza e l’opportunità di un sistema specifico di tutela per i minori è confermata sia dai ragazzi (86%) che dai genitori (97%). Un sentimento ispirato dalle enormi carenze evidenziate in tutti gli ambienti, a partire dalla scuola, dove secondo il 43% dei genitori e il 57% dei ragazzi una policy non esiste, ma peggio va ai luoghi dello sport organizzato (rispettivamente 75% e 73%), a oratori e parrocchie (84% e 87%), e ai vari centri ludico-ricreativi (91% e 90%). Un terzo di genitori e ragazzi dichiara non di non sapere dell’esistenza di un sistema di tutela in nessuno di questi luoghi.