Sanihelp.it – Si definisce stile di vita sedentario quel tipo di esistenza in cui l'esercizio fisico è ridotto al minimo sindacale: la pigrizia la fa da padrona, e il massimo dello sforzo che si richiede al proprio organismo è quello di caracollare tra divano e scrivania in cerca di un telecomando o di un sito internet che risponda alla nostra curiosità del momento. Un tempo, secondo la saggezza popolare, questo modo di condurre la propria vita era visto come sinonimo di povertà, di stenti e di privazioni: basti pensare a vari proverbi quali «chi dorme non piglia pesci», o «volpe che dorme vive sempre magra», o ancora «la pigrizia è la chiave della povertà».
Paradossalmente, oggigiorno invece lo stile di vita sedentario è considerato al contrario prerogativa del mondo ricco ed industrializzato: se un tempo l'accidia veniva ritenuta la causa primaria di un'eventuale disoccupazione, e la miseria dovuta alla mancanza di lavoro, ultimamente questi valori si sono ribaltati. Sì, perché se la pigrizia può essere oggetto di scherno e derisione, tutt'altro che ridicoli sono i disturbi che essa provoca: la mancanza di esercizio fisico è considerata tra le maggiori cause di morte prevenibile, portando a patologie quali obesità, colesterolo, diabete, malattie cardiovascolari e depressione.
Qualsiasi dottore dunque consiglia di praticare attività sportiva per evitare disturbi che, nel mondo contemporaneo, son tanto risaputi quanto ignorati. Da oggi però vi è una nuova scoperta che aggrava ulteriormente la posizione di coloro che conducono una vita sedentaria: la rivista specializzata Journal of Comparative Neurology ha pubblicato uno studio dei ricercatori della Wayne State University School of Medicine, secondo cui un'esistenza immolata sull'altare dell'accidia comporterebbe anche alterazioni cerebrali, ovviamente in senso negativo. La ricerca, condotta su cavie animali, ha evidenziato come l'esercizio fisico stimoli la nascita di nuove cellule nel cervello, mentre al contrario la sedentarietà modifica la forma di alcuni neuroni: cosa che comporta una serie di disturbi seri, a cominciare da una forte ripercussione a livello di patologie cardiache.
Tale scoperta risulta particolarmente importante, soprattutto se si considera che, fino a poche decine di anni or sono, la maggior parte dei ricercatori era convinta che la struttura cerebrale non subisse mutazioni o modifiche una volta raggiunta l'età adulta. Con il tempo, le ricerche, lo studio, si è giunti alla conclusione che il cervello al contrario mantenga elasticità e capacità di essere rimodellato anche una volta portata a termine l'età dello sviluppo. Ad oggi, una delle opinioni comuni era che l'attività fisica possedesse un effetto positivo nelle trasformazioni cerebrali: ma grazie a questa scoperta si può affermare che anche la sedentarietà ha un effetto tangibile sulla struttura del cervello, effetto che ovviamente inficia sulla salute dell'organismo.