Sanihelp.it – Alla 9° edizione del Congresso di Stresa sul mal di testa, si annuncia battaglia fra esperti americani e italiani sulla terapia per antonomasia delle cefalee: secondo gli americani l'aspirina, se presa in eccesso, può far cronicizzare il mal di testa al pari di farmaci ben più forti.
Secondo gli italiani i colleghi Usa avrebbero inserito questo caveat nel breviario del buon cefalologo senza prove scientifiche, approfittando del fatto che questa Bibbia del mal di testa è stata riveduta e corretta per la terza volta e adesso si chiama ICHD-3beta, acronimo di International Classification of Headache Disorders 3° edition beta, cioè terza edizione beta della classificazione internazionale dei disturbi cefalalgici.
Secondo gli specialisti del nostro Paese, per giustificare i rischi da aspirina viene fatto nascere un nuovo mal di testa semplicemente cambiandogli nome. Le forme di tipo cronico sono sempre state 4: emicrania cronica, emicrania quotidiana, emicrania continua e cefalea tensiva cronica.
L’ICHD-3ß ne aggiunge ora un’altra, trasformando la vecchia cefalea da abuso di analgesici in cefalea da eccesso di farmaci, in sigla MOH, acronimo di Medication Oversuse Headache. Ma mentre nella vecchia definizione si parlava genericamente di analgesici senza specificare quali, nella MOH si mettono sul banco degli imputati solo aspirina e paracetamolo, che per i neurologi italiani non possono avere colpe diverse da tanti altri.
Inoltre, nella vecchia cefalea da overuse erano imputati ergotamina e analgesici in generale e per l’aspirina si parlava tutt’al più di eccesso, ma non di abuso. Adesso il problema non è tanto aver oltrepassato quel limite, ma come lo si supera. In combinazione con altre molecole, la MOH sembra non presentarsi, mentre ci sono tanti prodotti di combinazione utilizzati dai malati, soprattutto nella cefalea di tipo tensivo, in cui sono presenti codeina o barbiturici certamente più a rischio di MOH.
Comunque, ora che la MOH è stata riconosciuta come entità clinica autonoma, viene anche definita la quantità di farmaco in grado di provocarla: oltre 10-15 pastiglie al mese per almeno 3 mesi consecutivi, ma non in combinazione.