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La dieta influenza le malattie cutanee: nasce la skin diet

Sanihelp.it – La complessità degli alimenti, la loro ricchezza molecolare e le sinergie tra gli elementi sono in grado di prevenire alcune patologie cutanee oppure migliorare lo stato di quelle già presenti. 


L’acne e il suo aumento nell'età adulta, per esempio, sembrerebbero ricondursi a modelli alimentari di stampo occidentale, che vedono una dominanza di zuccheri, carboidrati e grassi, spesso derivanti da latticini. Possiamo quasi definire l’acne una patologia da dieta occidentale. La predominanza di alcuni cibi aumenta la risposta infiammatoria dell’organismo, favorisce la colonizzazione da parte del batterio P.acnes e aumenta la produzione di sebo e la cheratinizzazione del dotto pilo sebaceo.

Più di recente è stata osservata un'importante correlazione tra indice glicemico dei cibi e insorgenza di acne: l’insulina che viene rilasciata in risposta all’assunzione di determinati cibi stimola gli ormoni androgeni a produrre più sebo e a uno squilibrio metabolico.

Dato confermato dall’osservazione che in una popolazione della Nuova Guinea che segue una dieta vegetariana erano assenti tutte le patologie delle ghiandole sebacee tra cui dermatite seborroica e acne. Questo non significa però che siano corrette le diete eccessivamente proteiche, che rendono la pelle secca, avvizzita e accelerano la comparsa di rughe.

Si è scoperto anche che tra le proteine della pelle e cibi ricchi di carboidrati non corre buon sangue: si formano infatti legami chimici, gli AGEs (Advanced Glication End-products) che danneggiano collagene ed elastina a causa del processo di glicazione e contribuisce all’invecchiamento cutaneo.

In uno studio pubblicato su Jama Dermatology sono stati analizzati gli effetti di un regime ipocalorico (circa 1000 calorie al giorno per 8 settimane) nei soggetti sovrappeso con psoriasi. La conclusione ha evidenziato che il calo ponderale migliora non solo i parametri ematochimici generali, ma migliora la severità dei sintomi cutanei, rallenta la progressione della malattia e migliora la risposta ai trattamenti.

Il calo di peso (o il suo aumento) è correlato in modo diretto alla severità della malattia e un BMI (indice di massa corporea) superiore a 35 aumenta di 2.69 volte il rischio di sviluppare la psoriasi. Indagate speciali sono le citochine infiammatorie, come IL-6 e TNFalfa presenti sia nel tessuto adiposo che nelle lesioni psoriasiche. Diete ricche di fibre e a basso contenuto di proteine e grassi, possono essere un importante aiuto nella gestione della malattia.


Condizione che interessa tra il 10 e il 20% dei bambini e il 2% della popolazione adulta, la dermatite atopica ha mostrato miglioramenti da regimi alimentari ricchi di vitamine, minerali, probiotici e prebiotici. Eccesso di ferro, abuso di alcol e dieta povera di antiossidanti è la triade che complotta invece nella patogenesi della porfiria e viene peggiorata dalla carenza di acido ascorbico. 

Emerge sempre di più, quindi, l’evidenza di una stretta correlazione tra cibo e salute della pelle e si sta delineando una vera e propria skin diet che abbia una forte impronta mediterranea: dovrebbe essere ricca in verdura, frutta fresca e secca, semi, cereali integrali e latticini ipocalorici, carni bianche e pesce e povera di grassi saturi, zuccheri, carboidrati raffinati, carni rosse. 

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