Sanihelp.it – In Italia si effettuano ogni anno 5.000 trapianti di cornea. Il rischio di rigetto dipende dalla patologia ma può raggiungere anche il 75%, diminuendo la possibilità di esito positivo dopo ogni successivo retrapianto.
Per avere maggiori probabilità di successo, la terapia antirigetto deve essere iniziata precocemente. Fino a oggi, si è basata sulla somministrazione di cortisone. La cura, che ha una durata mai inferiore al mese, non è priva di effetti collaterali.
Nuove prospettive arrivano da uno studio coordinato dal dottor Paolo Vinciguerra, direttore di Humanitas Centro Oculistico di Milano. La nuova tecnica prevede che, in caso di rigetto, venga iniettata direttamente nell’occhio una speciale capsula che rilascia il cortisone gradualmente per 4-6 mesi, sciogliendosi poi completamente senza lasciare alcun residuo.
La capsula permette di somministrare una quantità di cortisone adeguata, in un’unica volta e con un micro-ago (così piccolo da essere difficile da vedere a occhio nudo), concentrandola in un punto specifico (l’occhio).
Con vantaggi notevoli in termini di efficacia, riduzione degli effetti secondari ed, eventualmente, ripetibilità della quantità da somministrare, senza che questo determini importanti influenze sistemiche.
Tutti gli individui trattati hanno riportato una riduzione dei sintomi dopo soli due giorni e una risoluzione definitiva dei disturbi associati al rigetto in una settimana. I risultati necessitano di ulteriori approfondimenti: aprono lo scenario a nuove prospettive terapeutiche, che potrebbero non solo risolvere il problema del rigetto, ma avere un impatto positivo sulla qualità di vita dei malati, fino a oggi costretti a terapie invasive e invalidanti.
Quando il trapianto di cornea è destinato a fallire a causa di un grave e irreparabile danno della superficie oculare, conseguente per esempio a ustioni, il trapianto con cellule staminali è oggi una possibilità terapeutica sempre più sicura.
L’infiammazione è una delle cause principali di perdita cronica di popolazione cellulare che necessita di un trapianto con cellule staminali. Danni da uso eccessivo di colliri, lenti a contatto, ustioni e infezioni ma anche danni da cosmetici sono alcune delle cause che possono portare a infiammazione grave. Con questo tipo di trapianto non c’è rischio di rigetto e, in caso di insuccesso, le cellule staminali si possono reinnestare.