Sanihelp.it – Lo sviluppo della tecnologia, l’evoluzione dei metodi di packaging e l’attenzione all’educazione nutrizionale sono i cardini della produzione alimentare attuale, soprattutto in Italia. Gli obiettivi sono: la tutela del consumatore a tutte le età, la garanzia del contenuto di nutrienti, l’offerta di gusto e benessere.
Ne hanno parlato, in occasione di Expo 2015, Nutrition Foundation of Italy Università di Milano (Dipartimento di Scienze Farmacologiche Biomolecolari) e Unamsi (Unione Nazionale Medico Scientifica d’Informazione), in merito ai metodi di conservazione di carne e pesce.
«Il pesce in scatola è il primo convenience food ad aver conquistato il consumatore per la praticità d’uso – ricorda Ernestina Casiraghi, del Dipartimento di Scienze degli Alimenti, della Nutrizione e dell’Ambiente, Università di Milano. – Ma dentro la scatoletta c’è molto di più: la sicurezza. La conservazione non ha bisogno di additivi e conservanti, perché la materia prima è trattata solo con il calore (circa 120°C), che abbatte la presenza di microrganismi, dopo un accurato controllo iniziale che garantisca l’assenza di contaminanti fisici e chimici e di metalli pesanti».
«La scatoletta è la vera cassaforte della natura – aggiunge Giovanni Cappelli, direttore di Anfima (Associazione Nazionale Fabbricanti Imballaggi Metallici e Affini) – È ermetica, robusta, facile da impilare, inviolabile da luce e aria: è il complemento ideale alla lavorazione della materia prima e sigilla la conservabilità del prodotto e dei nutrienti. Nella scatoletta la materia prima è porzionata e facilmente utilizzabile».
L’attenzione maggiore si è focalizzata sul pesce. Carlo Agostoni, direttore della Clinica pediatrica De Marchi, IRCCS Policlinico, Università di Milano ribadisce l’indispensabilità del pesce nella nutrizione fin dai mesi preconcezionali: «Il pesce è la fonte principale di acidi grassi essenziali (non sintetizzabili dall’organismo) a lunga catena Omega-3, EPA e DHA.
La donna in età fertile deve assumere regolarmente pesce. Il consumo deve essere mantenuto in gravidanza, per assicurare almeno 250 mg alla settimana di Omega-3 (EPA+DHA), come suggerito da Efsa (Autorità europea per la Sicurezza Alimentare) e ridurre più rischi, tra cui parto pretermine, basso peso alla nascita, difficoltà di linguaggio del bambino».
Claudio Galli, farmacologo, Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari, Università di Milano ricorda: «Gli Omega-3 si concentrano in modo selettivo e a livelli crescenti in sangue, fegato, muscolo, cuore e tessuto cerebrale. Ne favoriscono la corretta funzionalità e li proteggono dallo sviluppo di malattie croniche e degenerative».
La produzione industriale non può prescindere dall’attenzione all’ambiente naturale e sociale di provenienza della materia prima. Le maggiori aziende hanno sviluppato progetti di sostenibilità sociale o ambientale.