Sanihelp.it – Il ruolo dei genitori è indubbiamente complesso e molto provante. Proprio come è accaduto durante l'infanzia infatti il genitore deve continuare a proteggere e tutelare il figlio adolescente. Se infatti è vero che l'adolescente è maggiormente autonomo e in grado di pensare e progettare, è anche vero che tali capacità sono allo stadio sperimentale: il ragazzo non sa fino a dove può spingersi nel suo voler essere autonomo e nel suo voler ottenere ciò che desidera.
L'adolescente non sa dove può realmente arrivare e il modo per apprenderlo passa per una continua ricerca del limite concesso, non sostenuta tuttavia dalla capacità e dalle informazioni necessarie per valutare tutti gli effetti del proprio comportamento. Il ruolo evolutivo dell'adolescente prevede dunque che egli cerchi il limite a cui spingersi, ma senza la capacità di valutare eventuali conseguenze di questa ricerca (con conseguenze sulla salute o legali).
Ecco che la sorveglianza genitoriale è fondamentale nel porre all'adolescente dei limiti entro i quali stare in sicurezza. Compito difficile, in quanto i limiti comportamentali vanno continuamente calibrati in base alla crescita del figlio, che nel frattempo matura, e dimostra continuamente nuove esigenze, ponendo nuove richieste.
Il modo di chiedere dell'adolescente è in genere sostenuto dalla convinzione di avere diritto a un maggior spazio di manovra, convinzione rafforzata dal gruppo di coetanei; il rifiuto genera dunque rabbia verso il genitore. Questa rabbia va contenuta con fermezza: è importante che il genitore sappia rispondere fermamente ma con modalità differenti, in modo da comunicare al figlio non la propria rabbia in reazione al suo comportamento (che ci sarà, comprensibilmente), ma la propria convinzione in ciò che è bene per il figlio e ciò che non lo è, sostenuta dall'amore per il figlio e dal desiderio di tutelarlo più che da un diritto gerarchico (comunque presente).