Sanihelp.it – Intorno ai due-tre anni, un bambino inizia a incuriosirsi rispetto alla presenza di un qualcosa tra le sue gambe, che cos'è? A cosa serve? Ce l'hanno solo i maschietti o anche le femminucce? Le risposte alle prime domande si ottengono a casa, parlando con papà (o con mamma). A questa età il bambino scopre che il pene ha un ruolo fondamentale nella vita, è importante.
Crescendo l'istinto lo porta al confronto con altri bambini, il confronto parte sempre da un punto di vista fisico, è l'età delle lotte, delle botte e anche delle prime affermazioni sulla lunghezza del pene. Io ce l'ho più lungo è una di quelle frasi che il bambino si trova a dire o a sentirsi dire e come un ritornello, questa affermazione, lo accompagnerà a lungo. I primi input rispetto al legame tra lunghezza del membro e virilità li riceve in casa, dai coetanei e dai mezzi di comunicazione. Lo sviluppo della coscienza sessuale porta poi alla cosiddetta sindrome da spogliatoio: la misura del pene diventa da un lato un terreno su cui sfidare i coetanei e dall'altro un cruccio e una preoccupazione perenne.
Questo pensiero non scompare mai ed è sempre presente nella vita di un uomo, anche in chi non ha problemi di natura sessuale. Gli uomini desiderano comunque averlo più lungo o si chiedono se è lungo abbastanza e misurano il proprio essere virili a partire dalle dimensioni del proprio pene.