Sanihelp.it – L’acido folico è una vitamina idrosolubile del gruppo B (vitamina B9). Non viene prodotto dall’organismo ma deve essere assunto con il cibo, e il fabbisogno quotidiano in condizioni normali è di circa 0,2 mg.
Negli ultimi decenni, è stato riconosciuto come essenziale nella prevenzione delle malformazioni neonatali, particolarmente di quelle a carico del tubo neurale, che si possono originare nelle prime fasi dello sviluppo embrionale. Durante la gravidanza, quindi, il fabbisogno di folato raddoppia a 0,4 mg perché il feto utilizza le riserve materne.
Anche se il suo ruolo non è conosciuto nei dettagli, infatti, la vitamina B9 è essenziale per la sintesi del DNA e delle proteine e per la formazione dell’emoglobina, ed è particolarmente importante per i tessuti che vanno incontro a processi di proliferazione e differenziazione, come, appunto, i tessuti embrionali.
Un suo adeguato apporto è pertanto indispensabile a qualunque età perché permette numerose reazioni biochimiche che consentono alle cellule di dividersi correttamente e di svolgere le proprie funzioni al meglio.
Una dose di 400 ug di acido folico al giorno, somministrata almeno tre mesi prima del concepimento, riduce il rischio sia d’insorgenza e sia di ricorrenza dei difetti della chiusura del tubo neurale (spina bifida e anencefalia) del 50-70%, il distacco della placenta, la ridotta crescita intrauterina del feto, l’aborto spontaneo, il parto prematuro e la preeclampsia.
Unito alle vitamine C, E e del gruppo B, l’acido folico protegge il cuore e gli apparati riducendo le cardiopatie congenite del 34-58%, la comparsa di malformazioni agli arti del 46-81%, del labbro leporino del 30%, di difetti renali del 40-83 % e il rischio totale di malformazioni del 20%.
L’acido folico è presente in abbondanza in alcuni alimenti come le verdure a foglia verde (spinaci, broccoli, asparagi e lattuga), nelle arance, nelle frattaglie (rene, fegato), nei legumi, nei cereali e nelle uova. Parte (circa il 50 per cento o anche più), però, si perde durante la cottura.
La scarsa assunzione attraverso la dieta, sommata a possibili interazioni farmacologiche con terapie in corso (barbiturici, estroprogestinici), a malattie infettive e alla gravidanza può determinare una carenza di questa sostanza. Tutto ciò si traduce in problemi nella sintesi di DNA e RNA; gli elementi più coinvolti da questo problema sono le cellule a ricambio rapido, come quelle del midollo osseo.
Una riduzione della biodisponibilità dell’acido folico e/o un conseguente aumento del fabbisogno possono derivare anche da un elevato consumo di alcol, dal diabete mellito insulino-dipendente, dalla celiachia o da alcune specifiche varianti di geni coinvolti nel metabolismo dei folati (metilene-tetraidrofolato-reduttasi, recettore dei folati). In questi casi si rende necessaria un’integrazione.