Sanihelp.it – La Regione Toscana ha finanziato il Progetto Orthos nel contesto delle misure previste dal capitolo Prevenzione e contenimento del gioco d’azzardo problematico e promozione di azioni mirate al sostegno di una adeguata cultura del gioco (con Delibera N. 918 del 2004).
Il Progetto sperimentale, che ha avuto il suo avvio nel marzo del 2007, è stato successivamente confermato per il 2008 e ancora per il successivo biennio 2008-2010. Il quadro di riferimenti epistemologici a cui il Progetto si ispira si identificano principalmente in quello di derivazione umanistico-gestaltica. Il nome Orthos nasce da un appellativo attribuito a Dioniso nella cultura greca classica. Orthos è colui che sta in piedi, che non è reclinato (da cui cliente) o abbandonato passivamente (da cui paziente) a se stesso e non dipende, quindi, da altri nel reggersi sulle proprie gambe.
Il riferimento, per quanto implicito, a Dioniso indica inoltre la scelta filosofica di fondo, all'origine del presente Progetto, di non demonizzare di per sé un’inclinazione al piacere quanto l'importanza di contestualizzare all'interno di una costellazione di valori tale legittima aspirazione dell'essere umano. Se, infatti, il gioco rappresenta un’attività intrinseca alla dimensione dell'uomo e quindi non marginale, risulta conseguentemente difficile sradicarlo completamente dall'individuo e dalla società. Tale discorso è importante per persone che, per vari motivi di carattere psicologico, genetico o socio-culturale, risultano particolarmente predisposte alle attività di gioco. Si tratta, quindi, di confrontarsi con il tema del giusto equilibrio in una ricerca sofferta e paziente che consenta di riportare sotto controllo un comportamento che tendenzialmente a questo controllo sfugge.
Gli elementi costitutivi del Programma sono:
1. Interrompere i comportamenti compulsivi.
2. Vivere secondo natura: dove vivere secondo natura rappresenta la metafora di una ricerca di elementi essenziali e costitutivi del vivere al di là dei moduli spesso alienanti della urbanizzazione.
3. Affrontare il vuoto e la nostra ombra: in tale contesto è infatti possibile affrontare quell’horror vacui.
4. Agevolare la possibilità di impegno lavorativo per alcune ore al giorno.
5. Fermarsi e fare il punto sul personale percorso esistenziale.
6. Esplorazione della storia personale e identificazione di eventuali disturbi della personalità che hanno originato e successivamente perpetuato l’incapacità di regolare i propri impulsi e di realizzare un soddisfacente progetto di vita. Di qui l’attenzione su quella assunzione della responsabilità personale così centrale nell’approccio gestaltico.
7. Focalizzazione sulla situazione economico-lavorativa con un programma di rientro da eventuali situazioni debitorie.
8. Lavoro sul pensiero magico.
9. Rivisitazione della storia affettiva.
10. Il gioco ha un suo spazio e una sua funzione terapeutica all’interno della comunità e la serata viene talvolta dedicata al gioco creativo.
11. Le persone inserite nel progetto sono invitate a impegnarsi come protagoniste attive del processo di cambiamento.